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- Scritto da redazione
- Categoria: Cronaca
- Pubblicato: 11 Febbraio 2021
- Visite: 441
“I soldi per comprare la casa a Milano, in via Cristoforis, erano soldi leciti e provenivano dalla società Fenice srl e non da altre società. Dietro il pagamento della caparra, circa 200 mila euro, non esiste alcun tentativo di riciclaggio di denaro”. E’ quanto afferma in videoconferenza Fabrizio Corona, deponendo, in qualità di teste assistito, davanti ai giudici del Tribunale di Locri. L’ex “re dei paparazzi” ha deposto nel processo a carico, tra l’altro, di due suoi amici ed ex collaboratori, l’avvocato Tommaso Delfino e Marco Bonato, entrambi imputati per riciclaggio in relazione ad una parte di denaro che circa 10 anni fa sarebbe stata utilizzata, appunto, per acquistare l’appartamento di via Cristoforis a Milano. Il rogito per l’acquisto dell’immobile a Milano, secondo l’accusa, è stato effettuato a Locri e i soldi, suddivisi in 22 assegni circolari versati da uno dei due collaboratori di Corona su delega dello stesso ex “re dei paparazzi”, ai due ex proprietari della casa milanese, Pasquale Ceravolo e Giuseppina Gallo, presunti venditori “fittizi” i quali a loro volta avrebbero girato le somme, sempre in base a quanto sostenuto dall’accusa, “al pregiudicato calabrese, Vincenzo Gallo, che appare così il beneficiario finale del pagamento”.
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