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241329591 549225876137253 1601856722173844810 nL’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, è stato condannato a 13 anni e due mesi di reclusione nel processo “Xenia”, svoltosi a Locri, in Tribunale, sui presunti illeciti nella gestione dei migranti. Lucano era stato arrestato il 2 settembre 2016 nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di Finanza. La sentenza condanna Lucano a quasi il doppio degli anni di reclusione che erano stati chiesti dalla pubblica accusa (7 anni e 11 mesi).

I reati contestati dalla Procura erano di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

 
Lucano era stato sottoposto ai domiciliari il 2 ottobre 2018 (e non il 2 settembre 2016) dai finanzieri del gruppo di Locri che avevano eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale della città calabrese con cui si disponeva anche il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem. Le indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, erano state avviate in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico. Già dall’ottobre del 2017 Lucano era iscritto nel registro degli indagati.

Nel corso dell’inchiesta, secondo gli inquirenti, erano emerse irregolarità che il primo cittadino avrebbe commesso nell’organizzare “matrimoni di convenienza” tra cittadini del posto e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano. Lucano e la sua compagna avrebbero architettato degli espedienti volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia. Dalle intercettazioni dei finanzieri, sarebbe emerso, in particolare, il ruolo di Lucano nell’organizzazione del matrimonio di una cittadina straniera cui era già stato negato per tre volte il permesso di soggiorno.

La Guardia di Finanza avrebbe poi raccolto elementi circa l’affidamento diretto, definito “fraudolento”, del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti senza le procedure di gara previste dal codice dei contratti pubblici. Due le cooperative sociali, la “Ecoriace” e L’Aquilone”, che secondo l’accusa, il sindaco avrebbe favorito. Le due coop non avrebbero avuto i requisiti di legge richiesti per l’ottenimento del servizio pubblico, in quanto non iscritte nell’apposito albo regionale previsto dalla normativa di settore. Al riguardo, viene contestato a Lucano di aver prima tentato inutilmente di far ottenere l’iscrizione alle cooperative, poi avrebbe istituito un albo comunale delle cooperative sociali cui poter affidare direttamente lo svolgimento di servizi pubblici.

Per quanto riguarda la gestione dei flussi di denaro pubblico destinati alla gestione dell’accoglienza dei migranti, il Gip, pur rilevando una “tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori”, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti Sprar e Cas, e parlando di “estrema superficialita’”, e “diffuso malcostume”, aveva negato la contestazione di reati specifici. Con il pronunciamento del Riesame, a Lucano erano stati revocati i domiciliari, ma era stato disposto il divieto di dimora a Riace. In conseguenza dell’arresto era stata disposta la sospensione dalla carica decisa dalla prefettura di Reggio Calabria.

“Questo non è un processo al nobile e reale fine dell’accoglienza. Non è mai stato nelle intenzioni della Procura contrastare il principio fondamentale dell’accoglienza dei migranti. Quello che ha mosso questa indagine è stato la consapevolezza dell’agire in modo opposto nel favorire l’accoglienza”. Queste erano state le parole del procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio, nell’aprire, nel maggio scorso, la requisitoria dell’accusa contro Lucano e altre 26 persone imputate per i presunti illeciti nella gestione del sistema di accoglienza dei migranti nel centro della Locride. D’Alessio ha aperto la requisitoria poi proseguita con l’intervento del pm Michele Permunian 

“L’indagine - aveva detto D’Alessio - ha riguardato la mala gestio dei progetti di accoglienza e le vere parti offese sono stati gli stessi immigrati visto che a questi ultimi sono state date le briciole dei finanziamenti elargiti dallo Stato. In questa vicenda non sono state le norme ma si è cercato di giustificare un fine nobile con una commissione di reati. Qui non deve quindi passare il principio del giustificazionalismo ”.

 

Ricordiamo, per dovere di cronaca, che lucano è candidato alla carica di consigliere regionale con una lista, "un'altra Calabria è possibile", collegata al candidato alla carica di presidente, de Magistris, che ha come sfondo del logo propio il volto di Lucano, quasi come modello da seguire, da imitare.

Io da democristiano non seguo questi modelli. I miei leader ideologici sono altri