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- Scritto da Ansa
- Categoria: Cronaca
- Pubblicato: 12 Febbraio 2012
- Visite: 1910
REGGIO CALABRIA - A tradirlo e' stato l'amore per il calcio. Quando ha saputo che i due figli, giocatori del Marina di Gioiosa Ionica, squadra che milita nel campionato di promozione calabrese, erano stati espulsi, non ce l'ha fatta piu' ed ha mandato un sms ad una tv locale che segue le cronache calcistiche mandando in onda i messaggi dei telespettatori. E proprio quel messaggio lo ha tradito. Per i carabinieri e' stata la conferma che il boss latitante Rocco Aquino si nascondeva nella sua abitazione e l'hanno catturato.
La passione per il calcio aveva portata Aquino a divenire il presidente di fatto della squadra della sua citta'. Ed anche nel periodo della latitanza, iniziata nel luglio 2010 dopo essere sfuggito alla cattura nell'ambito dell'operazione Crimine, ha continuato a seguire le sorti della formazione ionica. Ma anche i carabinieri del Ros, dello squadrone cacciatori e del Comando provinciale di Reggio Calabria sapevano di questo amore e non hanno tralasciato neanche questo aspetto. Cosi' quando sullo schermo hanno visto il messaggio hanno subito capito ed hanno verificato chi lo avesse mandato
E' stato cosi' che hanno scoperto che il messaggino proveniva dal telefono di un parente di Aquino che in quel momento si trovava nell' abitazione del boss e che certamente non era il reale mittente. I carabinieri hanno minuziosamente preparato l'irruzione ed ieri sono entrati nell'abitazione di Aquino incontrando la resistenza della moglie e di uno dei figli. Nell'appartamento i militari c'erano gia' stati nei mesi scorsi per 48 ore filate senza trovare il latitante. Ma ieri hanno approfondito i controlli estendendoli anche ai soffitti: e' stato cosi' che hanno notato uno strano lavoro in muratura ed hanno capito. Con alcuni attrezzi hanno aperto la botola che dava nel bunker allestito nel sottotetto dell'abitazione e per Aquino non e' rimasto altro da fare che arrendersi. Rocco Aquino e' un autentico e riconosciuto capo della 'ndrangheta, ha spiegato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri che ha coordinato le indagini insieme al pm Luisa Miranda, ''e per questo non si e' mai allontanato dal suo territorio perche' li' esercitava in maniera assoluta il proprio 'prestigio criminale' e tutelava in maniera piu' efficace i propri interessi'', vivendo in appartamenti confortevoli e con strumenti di comunicazione ultramoderni.
''Con la sua cattura - ha detto Gratteri - si puo' definitivamente chiudere l'era del latitante in Aspromonte''. La cosca Aquino e' particolarmente attiva nel traffico di droga. Secondo l'accusa nella famiglia erano inseriti noti broker del traffico di cocaina dal Sud America ed erano in rapporti con Roberto Pannunzi accusato di pluriennali ed ingenti spedizioni di droga dal Venezuela in Italia, attraverso l'Africa e la Spagna.
Rocco Aquino, per alleggerire la pressione esercitata dai carabinieri che gli davano la caccia, raccogliendo un suggerimento di uno dei suoi avvocati, ha anche provato a denunciate uno dei militari dello squadrone dei Cacciatori oltre allo stesso Gratteri ed al pm Miranda. ''Ma il consigliere degli Aquino - ha detto il magistrato - non ha capito di che pasta e' fatta l'Arma dei carabinieri tutta. Noi, lo Stato, siamo stati leali nel nostro impegno e corretti nel suo esercizio lavorando con il Codice in mano''.
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