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Sono le storie vere che ci rapiscono il cuore, ci fanno piangere, ridere, gioire e ci intristiscono quasi fossero le nostre. Ci sono racconti che ci toccano dal di dentro, muovono le nostre corde più intime, le fanno vibrare a ritmo incessante.

Ci sono storie che pur lontanissime da noi ci raccontano di noi stessi perché il dolore è universale, perché le perdite, le sofferenze di chi amiamo ci impauriscono ma allo stesso tempo sono reali e tangibili nella quotidianità dell’esistenza.

Nel libro di Susanna Bo La buona battaglia. Una storia (vera) da raccontare (edito Chirico) troviamo una storia autobiografica vista e raccontata tra disperazione e speranza, ribellione e accettazione, ma allo stesso tempo “un romanzo” dove troneggiano due principali protagonisti: l’autrice, Susi, e Luigi, l’ateo.

La storia di Susanna e del suo grande amore Luigi è un po’ la storia di tutti, vicinissima ad ogni persone che ha amato , lontanissima per altri versi.

È una storia raccontata in prima persona, prossima al passato ma con lo sguardo proiettato nel futuro, un po’ triste ma non totalmente nero perché accanto alla luce di Dio, della fede che <<è lotta dura e fiato corto e dolore insieme>>.

È un racconto della nascita di un amore, un amore come tanti, potrebbe apparire, ma un amore unico nella sua forma onesta, tagliente , a volte vacillante, come tutti gli amori sanno esserlo.

<< È una storia straziante e allegra, di “amore e morte”…veramente edificante come sanno esserlo le testimonianze che non pretendono di imporre un punto di vista, ma si affermano con l’urgenza di una verità che qualcuno ha vissuto e vuole comunicare agli altri>>.