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- Scritto da Giovanna Mangano
- Categoria: Cultura
- Pubblicato: 08 Novembre 2019
- Visite: 1248
A proposito dei defunti, riporto una mia riflessione. La Giornata di commemorazione dei nostri cari estinti è diventata per molti una ricorrenza non necessariamente legata alla visita al cimitero. Oggi è mutato lo spirito della ritualità celebrativa. Il giorno dedicato ai cari estinti non è più una prassi abituale necessaria, per recarsi nel luogo del silenzio. Una consuetudine che fino a poco tempo fa era ritenuta inevitabile, ma che sta profondamente cambiando per svariati motivi ( il tempo, la lontananza, l'aridità... )
Un tempo i bambini accompagnati dai loro genitori dedicavano un intero giorno di cammino all’interno del luogo cimiteriale, un cammino costellato di salite e discese, di gradini e di soglie, e talvolta si era raggiunti anche dalla pioggia o dal vento o dal caldo di un sole timido ma cocente; il fatto sta che quel cammino era una “salubre” passeggiata commemorativa che di anno in anno lasciava, una volta usciti dal cimitero, un senso di ristoro spirituale. Per chi ha vissuto quell’epoca sono memorie incancellabili. Era quello il senso di intendere la visita ai propri cari defunti; un appuntamento inevitabile da non rimandare ma da perpetrare. Ricordi di un luogo allestito a festa, dove nell’aria non mancavano di aleggiare respiri e odori, voci pacati e sottofondi pianti di chi da poco aveva perso qualcuno e non riusciva a trovare conforto se non in quel luogo, in compagnia dei cipressi che alti bucavano il cielo, per essere più vicini a dio. La visita ai defunti in quel giorno, diventava anche sorprese d’incontri inaspettati di amici e parenti lontani di cui non si avevano più notizie. Insomma la visita ai defunti era anche un rinnovato momento di vita relazionale. Oggi, al contrario, si evita di andare a far visita ai propri defunti, in quel giorno a loro dedicato, proprio per sfuggire agli incontri che possono procurano più fastidi che piaceri. Anche perché viviamo sempre in maniera più isolata la nostra esistenza.
Chi ha intessuto da bambino questo modo d’intendere la visita nel giorno dei defunti, era spinto altresì da curiosità relativa su cosa quel luogo significasse per i vivi. Anche la speranza lì, era vissuta come sentimento di rinnovo, perché una volta usciti da quell’ingresso silenzioso e austero, il sentimento di affrontare la vita con fiducia era divenuto più forte. Oggi tutto questo è un vano ricordo. I giovani non conoscono il valore della vita, al punto che muoiono con leggerezza: figuriamoci se possono comprendere il senso della morte, in quel luogo dove poggiano migliaia di sguardi su quelle lapidi, ma che vivono, in senso figurato, quella dimora come depositari di quel luogo silenzioso, ricco di terra vissuta, che accoglie chi passa, guarda e ricorda. Defunti che non sono parti di scontati copioni, ma di rinnovate memorie.
Un rito questo che si riduce in frantumi per un pensiero indubbio di chi vuole ricordare il proprio defunto, immaginandolo in ogni dove e sentirlo presente in ogni quando.
C’è chi invece ritiene che quel luogo sia diventato sommaria apparenza.
Speriamo nei tempi avvenire, per le generazioni future, che la visita ai propri cari, in quel giorno, non si riduca a solo ricordo di un luogo ma di un immancabile appuntamento.
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