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- Scritto da Federica Giorgi
- Categoria: Cultura
- Pubblicato: 30 Dicembre 2012
- Visite: 1494
“La mia vita è stata fortunata per il fatto che la paura non so’ dove stia di casa, perché ho una forte tendenza a vedere con ottimismo tutto, anche le cose che non lo sono..” così diceva Rita Levi Montalcini durante un’intervista a “Che tempo che fa” del 2009 riguardo una domanda sulle leggi razziali e sugli ebrei. Dunque lo scienziato italiano non ha avuto paura ed ha affrontato tutto con ottimismo e orgoglio: i suoi studi, i suoi lavori e tutti gli ostacoli che le si sono presentati davanti.
Nata a Torino nel 1909, muore oggi a 103 anni nel suo appartamento romano, la donna che più di ogni altra ha rappresentato la sapienza e la cultura italiana nel mondo. I suoi studi, le sue ricerche condotti prima a Torino, poi negli Stati Uniti, l’hanno portata a raggiungere uno dei traguardi più ambiti e sperati dai ricercatori di tutto il mondo: il premio Nobel. Riceve il premio Nobel per la medicina dopo anni e anni di studi e osservazioni fatti sulla molecola proteica (Ngf) e sui suoi meccanismi d’azione: la NERVE GROWTH FACTOR svolge un ruolo essenziale nella crescita e nella differenziazione delle cellule sensoriali e simpatiche. Dedica la sua vita agli studi di neurologia anche dopo aver raggiunto un’età avanzata riuscendo a scoprire che l’azione di questa molecola non riguarda soltanto le cellule sensoriali e simpatiche ma anche quelle del sistema nervoso centrale e del sistema immunitario ematopoietico.
È stata una donna decisa, dal carattere ferreo tanto che, nella già citata intervista a “Che tempo che fa”, confida a Fazio di aver deciso di non sposarsi e di non avere figli alla tenera età di tre anni, infatti, di fronte alla decisione del padre di buttare via un cappello che lei amava tanto, si domanda il motivo per il quale suo padre, appunto, e non sua madre debba aver preso questa decisione; per questo, non si sposerà mai perché, come lei ha affermato, avrà cose più importanti da fare. E infatti, nella sua lunga vita, ha fatto cose ammirevoli e indimenticabili: è stata attiva nel sociale, in difesa del diritto allo studio delle donne africane, affinché queste ultime ricevessero una borsa di studio a livello universitario e potessero dare vita ad una classe di giovani donne in grado di svolgere un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro Paese. Si è mossa a favore dei giovani ricercatori italiani perché non si spegnessero le loro speranze di poter fare ricerca in Italia e dunque di non doversi spostare all’estero, per questo si è rivolta al governo, proprio per ricevere dei finanziamenti volti alla ricerca stessa.
Per il suo impegno, la sua costante attività e per aver rappresentato al meglio l’Italia nel mondo, è stata nominata senatore a vita nel 2001 dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Con Grande orgoglio da parte dell'academia Bonifaciana di Anagni ha ricevuto il premio Bonifacio VIII nel 2003
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