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L'ultima aurora

Un sonno provato,
si adagia
su quel corpo andato,
che in punta di piedi
va chiudendo
ogni vivo spiraglio
mentre la luce
degli occhi si attenua,
insieme all’ultimo respiro.
Avvinta è giunta
con voce flebile e lenta,
alla sua morte.

Un soffio è bastato
a spegnere
il suo ultimo pensiero,
un soffio è bastato
a volare alto nel cielo.

Un viso contratto,
dal pianto sommerso;
impietosita guarda
e lacerata dal tempo
si avvinghia al ricordo straziato;
non c’è fuga
ma rassegnato destino:
una madre piange al suo capezzale.

La giovinetta dorme,
imbellettata riposa,
su di un bianco lenzuolo,
ricamato con fili di seta.
E’ bastata l’ aurora
ad aprire la porta all’ultimo sonno
mentre un canto leggero
di rondini piccini
s’innalza a scuotere l’aria, nel cielo.

Una brezza leggera sale
e diventa respiro,
e sfiora con un ultimo bacio
le labbra scolpite d’intaglio
che fredde riposano eterne