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Casignana è un comune di 762 abitanti della provincia di Reggio Calabria, in Calabria.
Fa parte dei comuni della Costa dei gelsomini e si trova nella Locride. Il picco demografico lo ebbe nel 1951, abitanti censiti 2059, da allora fino adesso è diminuita vertiginosamente, conta solo di 762 abitanti. L’economia si basa sull’agricoltura e sull’allevamento, produzione di uva, olive e agrumi. Dalla produzione di uva si ricavano il pregiato vino Greco e il Mantonico, entrambi, vini da dessert.
Eppure questa spensierata cittadina non è stata dispensata, lo stesso per altri comuni, all’amaro assaggio di un Commissariamento. Per fatti gravi, ma d’ispirazione diversa da quelli scritti da Mario La Cava, l’amministrazione comunale di Casignana, guidata dall’allora Pietro Crinò, è sciolta per infiltrazione mafiosa; a sostenerlo è il provvedimento del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Interno, nell’aprile del 2013. Un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha accertato un traffico illecito di rifiuti e uno scorretto smaltimento del percolato, che era riversato in un vallone e direttamente proseguiva fino al mare dopo aver attraversato aree adibite a pascolo di ovini e bovini. Sono questi dei fatti, indiscutibilmente, insostenibili per la comunità di Casignana e dintorni, poi per la solita emergenza rifiuti la discarica consortile di Casignana riapre dopo averla risistemata lì dove difettava e il consentito utilizzo ha permesso la prosecuzione della raccolta. Tornando ai nostri giorni è notizia diffusa che con il trasferimento dei fondi di circa 4 milioni di euro si vuole ampliare la discarica per contenere più tonnellate di rifiuti che stando a quello che dicono i Bianchesi apporterebbe grave danno ambientale e altresì i cittadini di Casignana un ostacolo alla salute pubblica. Il comitato “No alla discarica di Casignana” insieme alle comunità viciniori richiede che il trasferimento dei fondi stanziati dalla Regione Calabria per l’ampliamento della stessa siano destinati a bonificare il sito e promuovere una differenziata di smaltimento dei rifiuti come quella del “porta a porta”. Quello che ci domandiamo è: quanta importanza attribuiscono gli individui alla propria salute e quanto pesa l’identità di appartenenza al proprio luogo, che vive di un’economia agricola e che rischia di essere travolta nell’abisso di una discarica il cui esito comporterebbe per l’ambiente e per l’economia un impatto negativo. E’ necessario dare una svolta che sia diversa dal solito meccanismo che si perpetua sempre a discapito di un interesse che dovrebbe salvaguardare l’integrità collettività che ogni giorno è messa a repentaglio, per interessi che non rientrano nella dimensione di un’idea comunitaria. Ponderare per una scelta equilibrata è la soluzione che meriterebbero i comuni in questione, in virtù di un pubblico interesse privo di ogni sorta d’inquinamento. 
(Giovanna Mangano)