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“Io parlo” è il titolo del saggio di Francesca Chirico, coordinatrice dell’archivio Stopndrangheta.it. La presentazione del libro è stata organizzata dal coordinamento Libera Locride a Bovalino, in piazza G. Ruffo.

Il libro racchiude storie di donne che con coraggio e audacia hanno urlato contro un malaffare quotidiano di stampo ndranghetista, la cui cultura malavitosa e subalterna, flagella un territorio e più di ogni altra cosa la dignità di ogni essere che accetta con sottomissione l’abbrutimento di famiglie mafiose. Donne che si appropriano della loro vita, anche se per molte di loro hanno visto l’ultimo spiraglio di luce spegnersi davanti ad una morte annunciata ma consapevole di trarre un respiro, un fiato, fino allora sconosciuto perché reso inquinato da una realtà predominante, basata sullo scorrere di un tempo ormai domato dalle nefandezze. Per ogni storia, un nome e una vittima legato alla “mala pianta”, un’erbaccia che lo stesso magistrato Nicola Gratteri ritiene difficile da estirpare giacchè trovano le sue radici in un terreno fertile di una società corrotta. Gli interventi degli ospiti della serata come il giornalista Pietro Melia che ha moderato l’incontro, Raffaella Rinaldis, direttrice di Fimmina tv, Francesco Riggitani, del Centro don Milani e Debora Cartisano, coordinatrice di Libera Locride hanno insieme all’autrice ripercorso temi legati alla criminalità ed esortato a denunciare ogni forma di corruzione che impedisca il vivere civile di ogni individuo. Il 22 luglio è una data importante per la famiglia di Lollò Cartisano il fotografo di Bovalino, sequestrato nel 1993 e i cui resti sono stati ritrovati dopo dieci anni. La figlia Debora Cartisano ripercorre ogni anno, una marcia, verso Pietra Cappa, insieme a tutte le associazioni e parte della società civile e attraverso l’ascesa di un sentiero cosiddetto della memoria ricorda tutte le vittime calabresi della ‘ndrangheta. (Giovanna Mangano)