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Firando (oggi Hirado), Giappone, 15 settembre 1622. E' mattina, una giornata serena. Una donna giapponese è insieme a un gruppo di persone. Davanti a loro un palo circondato da una catasta di legna. Più avanti ancora uno strapiombo e il mare.
Dalla parte opposta, lentamente, avanza un gruppo di soldati, e, circondato da essi, un uomo legato, vestito di una tunica nera. Arrivano davanti al palo, un ufficiale legge ad alta voce le motivazioni e la sentenza: "Camillo Costanzo, istigatore alla pratica di riti religiosi contrari al culto dell'imperatore. Condannato a morte sul rogo". Il condannato viene legato al palo, vengono accese le fiamme ai suoi piedi. La donna lo osserva in volto: lo sguardo è sereno, seminascosto dalla lunga barba sembra quasi aprirsi un sorriso. Di colpo inizia a parlare, a predicare. Spiega come sia bello morire per Gesù Cristo, l'amore di Dio. La folla lo segue attentamente, tutta. La maggior parte di loro piange, c'è chi inizia a pregare pubblicamente. Finito di predicare inizia a cantare il Gloria Patri, sempre più forte. Ma anche le fiamme si fanno sempre più alte, fino a incendiare la veste e a inghiottirlo completamente. Consumata questa le fiamme si rifanno meno intense, è di nuovo visibile: il corpo è diventato completamente nero. Ma è ancora vivo, e usa le sue ultime forze per esprimere ancora la sua fede. Fra lo stupore di tutti esclama "oh come sto bene!" (frase di massima gioia giapponese), poi alza gli occhi al cielo, illuminati non solo dalle fiamme, e, dopo aver ripetuto per cinque volte la parola "Sanctus" reclina il capo.
Bovalino Superiore, 9 settembre 2012. Un'altra donna giapponese, con un bimbo in braccio, cammina lentamente nella Chiesa Matrice, osserva attentamente le sculture. Si blocca di colpo, quella statua... è il Beato Camillo Costanzo! Cosa ci fa qui? "E' di Bovalino Superiore" risponde una anziana del luogo "la casa è qui vicino". In Giappone è veneratissimo, migliaia di pellegrini visitano ogni anno il monumento nel luogo dove è stato arso vivo. In Giappone, mentre a Bovalino, suo paese natale, ben pochi lo conoscono, pur essendoci addirittura ben due piazze a lui dedicate. Eppure non solo la sua eroica morte, ma tutta la sua vita è degna di nota.
Camillo Costanzo nasce appunto a Bovalino Superiore da una famiglia nobile. Si laurea a Napoli in diritto e poi si arruola con le armate del generale Spinosa, con cui partecipa al lungo assedio della città di Ostenda, nelle Fiandre. Ritornato in Italia, all'età di venti anni, dopo aver concluso la carriera militare, abbraccia la vocazione religiosa, come Sant'Ignazio da Loyola. Ed entra proprio nella Compagnia di Gesù, fondata dal santo basco. Prima Napoli, poi Nola e infine Salerno. Qui si fa notare e diviene insegnante di grammatica e responsabile del collegio. Ma lui vorrebbe partire missionario per il quasi sconosciuto Oriente, e nel 1602 viene accontentato. Arriva a Macao, in Cina, nel 1605, dopo un lunghissimo viaggio. Ma la politica si immischia spesso con la fede. I frati portoghesi non fanno entrare quelli italiani. E' costretto a recarsi i Giappone. Nel viaggio la nave imbatte in una terribile tempesta, stanno per annegare. Il Beato confessa tutti i presenti e si cambia addirittura d'abito, mette una tunica nuova per morire nella maniera più dignitosa possibile. Riescono a scamparla, e il 17 agosto 1605 sbarca finalmente a Nagasaki, dove studia per un anno e impara perfettamente la lingua, e poi a Sakai, dove resta sei anni e converte più di ottocento persone. Il suo è un metodo rivoluzionario per i tempi: fin dagli inizi, i missionari adattavano il cristianesimo alle religioni locali. Lui no, contrasta con veemenza questa teoria: l'insegnamento della Chiesa deve essere puro e senza compromessi.
E' il 1614, data significativa per il Giappone: vengono emanate le leggi contro la religione e i missionari cristiani, l'unico culto accettato è quello dell'imperatore. E' costretto è tornare a Macao, in Cina, e vi resta per ben sette anni. Ma la mente è sempre al Giappone, e impiega il tempo per scrivere quindici libri in confutazione degli errori dei testi sacri a Budda, e due in difesa della fede cristiana.
Nel 1621 travestito da soldato portoghese rientra in Giappone, a Hirado. E' una piccola isola, dopo tre mesi ha già concluso la sua missione, ma proprio al momento di salpare una donna lo prega di convertire il marito. Il signore fa finta di volersi confessare, ma in realtà, sperando in un compenso, lo fa arrestare. Viene processato, e ancora oggi conserviamo gli atti di quel processo: i giudici non capivano se avessero davanti un pazzo o un santo, ma di sicuro riconobbero in lui una certa grandezza di un qualche tipo. Il resto della storia lo conosciamo già, descritto in modo dettagliato da un suo confratello presente.
Il 17 luglio 1867 papa Pio IX lo proclama beato.
Il culto popolare resta, vengono scritte varie canzoni e preghiere, e nel 1939 ha il suo apice con l'acquisto a Ortisei (BZ) di una statua, opera dello scultore Giuseppe Schmalzl e una lapide.
Nel 2000 Padre Stefano De Fiores, nostro conterraneo e mariologo di fama internazionale, pubblica un libro in cui sono presenti 17 lettere inedite del beato, in cui si può osservare oltre al lato spirituale anche quello umano e personale. In una di queste lettere il beato scrive "Bovalino, mia patria".
Il 30 dicembre 2007 l'Arciconfraternata Maria SS. Immacolata ha inaugurato la casa natale, dopo un lungo restauro, e ha organizzato un convegno in cui hanno discusso sulla figura del Beato il dott. Giovanni Carteri, Padre Giovanni Ladiana, Superiore dei Padri Gesuiti di Reggio Calabria, Padre Stefano De Fiores e Mons. Giancarlo Bregantini. Nella casa, oltre a vari oggetti sacri e d'epoca, è possibile ammirare una tela raffigurante il momento del martirio.
Ad oggi, nonostante tutti gli sforzi fatti, Bovalino, quella "Bovalino mia patria", sembra averlo dimenticato.
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