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Gaetano ed Elio Ruffo. Ad accomunarli non solo la famiglia di appartenenza, ma anche due grandi ideali, due grandi amori: quello per la Libertà e quello per l'Arte.
E questo loro amore per l'Arte e la Libertà sarà ricordato stasera (2 ottobre) alle ore 21:00 nell'Auditorium del Liceo "F. La Cava" di Bovalino,in una manifestazione organizzata dalla ProLoco dello stesso paese. A intervenire sarà Pino Macrì, Depustato di Storia Patria per la Calabria, con una conferenza-dibattito dal tema "2 ottobre 1847: Gaetano Ruffo e i Martiri di Gerace, precursori del Risorgimento Italiano", mentre a seguire saranno proiettati i documentari diretti da Elio Ruffo "Gerace", "Monte della Pietà" e "Il bosco dei cavalli selvaggi".
Gaetano Ruffo nacque ad Ardore il 15 novembre 1822 a casa dello zio paterno Giuseppe, da Ferdinando e Felicia De Maria. Tornato subito a Bovalino, vi resta fino a dopo aver concluso i primi studi, per poi trasferirsi a Napoli per intraprendere prima gli studi superiori e poi quelli in Giurisprudenza. A Napoli frequenta i circoli liberali, fino a diventare nel 1841 responsabile della "Giovine Italia" per la provincia di Reggio Calabria. Per questo viene cacciato e costretto a concludere gli studi a Messina. Intanto manifesta anche la sua propensione artistica, scrivendo le poesie "Un'apparizione", "Caino", e il mirabilissimo sonetto “Alla libertà”, oltre ad altre poesie. Tornato a Bovalino si mette in contatto con i liberali della zona, e insieme a Michele Bello, Pietro Mazzoni, Rocco Verduci e Domanico Salvadori organizza una insurrezione. Il 2 settembre 1847 gli insorti partirono da Bianco, riuscendo ad arrivare fino a Roccella, catturando tra gli altri il sottintendente del distretto di Gerace, Antonio Bonafede, già responsabile della fucilazione dei fratelli Bandiera, sottintendente a cui comunque non torsero un capello, anzi, salvarono addirittura dal linciaggio della folla. Fondarono un governo provvisorio e dettero molte agevolazioni alla popolazione, ma, a causa delle pessime notizie che arrivavano da Reggio, già ribellatasi e repressa con la forza, e all'avvistamento di un mercantile scambiato per una nave militare borbonica, i ribelli si sbandarono, e i capi vennero tutti arrestati.
Il 2 ottobre vennero tutti e cinque fatti fucilare nella Piana di Gerace dallo stesso sottintendente, e gettati nella fossa comune detta "della Lupa".Elio Ruffo invece, nacque da un altro Gaetano, discendente di quella famiglia, e e da Enrichetta Giuseppina Cordova, il 24 dicembre del 1920. Laureatosi anche lui in Giurisprudenza a Messina, apertamente antifascista, negli anni '40 si trasferisce a Roma e si unisce alle fine partigiane, per poter combattere anche lui per la libertà. Finita la guerra lavora come giornalista, per poi entrare nel campo dell'arte cinematografica, come aiutante dei registi G. Simonelli e di M. Sequi. Debutta come regista vero e proprio con il documentario “S.O.S. Africo”, e continua girando "Modella vestita", “Gente del Sud”, "Gerace", "Monte della Pieta'" e "Lidi calabresi". Nel 1954 realizza il primo lungometraggio, "Tempo d'amarsi" girato fra San Luca e Bovalino. Questo suo film, puramente neorealista e grande descrizione della nostra terra, come pure quelli che seguiranno, gli darà le prime soddisfazioni, partecipando "fuori concorso" al Festival del Cinema di Locarno, meritandosi una menzione speciale e 1'appellativo del “Visconti calabrese”. Nel 1967 realizza il suo secondo film: "Una rete piena di sabbia", l'unico che abbia mostrato una vera riunione di un tribunale di mafia. Questo sarà l'opera che gli darà maggiori gratificazioni, ricevendo il Premio Giovane Capitolino, il Premio dell’Unione Cronisti Italiani per la migliore regia e una segnalazione speciale della Critica al Festival di Venezia. Muore il 16 giugno 1972 a soli 52 anni, mentre sta girando "Borboni '70", rimasto incompiuto.
Due sostenitori, due amanti della Libertà e dell'Arte con la lettera maiuscola, due persone, due nostri cittadini del passato più o meno recente che Bovalino dovrebbe ricordare più spesso e con grande orgoglio e ammirazione.
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