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Per la prima volta, le donne italiane si recano a votare, dalle più umili donne del popolo alle suore. Tutte accomunate dal nuovo senso del dovere e che ci fa partecipi della rinata democrazia. Le donne hanno dato un contributo notevole e sono esempio di grande umanità.
Quanto al 1946 “ In quel 2 giugno, giorno bellissimo, la difficoltà maggiore per chi per la prima volta si accingeva a votare era quella di riuscire bene e non sbagliare in quella cabina di votazione, fra il segno della repubblica e quella della monarchia” così racconta il suo 2 giugno, Anna Baldi.
Si recano alle urne emozionate e allegre con mano la scheda, accompagnate dai loro padri, mariti, fratelli e fidanzati che le raccomandano a stare attente a non imbrattare le schede di rossetto e di adoperare bene le penne indelebili, gli uomini le guidano nei misteri di questo rito sconosciuto fino adesso prerogativa maschile come il sacerdozio.
Racconta Anna Garofalo nel libro “L’italiana in Italia del 1956”. “Quel 2 giugno del 1946. E’ il grande giorno dell’elezione; è una serena domenica di sole, le file ai seggi sono affollate di gente sorridente e composta, niente a che vedere con le file davanti ai ricoveri e cucine popolari che molti italiani in questo primo anno di dopoguerra ricordano troppo bene. Ma è una folla libera e allegra. Le signore indossano l’abito migliore, gli uomini mostrano sicurezza e attenzione. Nell’attesa ci si saluta, si sorride, si parla con chi segue o precede”. Si può immaginare quelle attese, le conversazioni che sono nate fra uomo e donna che ha determinato un tono diverso, alla pari. In quel 2 giugno votano in tantissimi, volti noti e sconosciuti, da De Gaspari, Togliatti, Nenni ad Umberto di Savoia che consegna due schede bianche.
La sera del 3 giugno 1946, i primi risultati affiorano al Ministero dell’Interno, appare subito chiaro che lo scarto tra i voti repubblicani e quelli monarchici è piuttosto ridotto. Le difficoltà organizzative non mancano, sono le prime consultazioni libere dopo venti anni. Segretari e scrutatori reclutati alla meglio mancano di esperienza e di organizzazione. Migliaia di verbali non sono in regola. Errori, confusioni e irregolarità procurano polemiche.
Il 5 giugno 1946 il Ministro dell’Interno, Giuseppe Romita convoca i giornalisti per la lettura dei risultati: 12 milioni 182 mila voti alla Repubblica e 10 milioni 362 mila voti alla Monarchia. La Repubblica ha vinto.
Il 26 giugno 1946 si riunisce la prima assemblea democratica eletta, il primo intervento fu la nomina del Presidente della Repubblica nella persona di capo provvisorio dello Stato il giurista Enrico De Nicola. I 536 deputati della Costituente iniziano a elaborare e scrivere la Costituzione. Teresa Mattei una delle ventuno donne elette, ricorderà: “Quando si votò per il ripudio della guerra, noi tutte ventuno ci tenemmo per mano, eravamo tutte per la pace anche la collega qualunquista che poi era monarchica”.
La Costituzione della Repubblica Italiana è approvata in definitiva il 22 dicembre 1947.
La Costituzione passa ora nello spirito e nella vita della nazione, noi, tutti gli italiani giurano di osservarla.
La Costituzione entra in vigore il primo gennaio 1948.
Ora, ” L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Sono trascorsi sessantacinque anni e la nostra Costituzione rimane l’unica depositaria formale di certezza.
(Giovanna Mangano)
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