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Quando Riccardo Cuor di Leone attraversò la Calabria.

La tappa calabrese del viaggio del re inglese verso la Terrasanta sconosciuta al pubblico

Riccardo I Cuor di Leone è noto soprattutto per le sue gesta compiute in Terrasanta nel corso della Terza Crociata e per il suo ruolo nella leggenda di Robin Hood, dove incarna il simbolo di speranza e di bontà per i suoi sudditi, oppressi dal malgoverno del fratello, il principe Giovanni Senza Terra. Molti conoscono a grandi linee la sua partecipazione alla Terza Crociata, indetta per riconquistare Gerusalemme, caduta pochi anni prima nelle mani del sultano Saladino, ma pochi conoscono il fatto che, durante il viaggio per la Palestina, nella primavera del 1191, Riccardo sostò a Messina, per risolvere una controversia sorta con Tancredi di Lecce, reggente del Regno di Sicilia, il quale aveva imprigionato la sorella del re inglese, Giovanna Plantageneto, vedova del precedente re di Sicilia, Guglielmo II il Buono, appartenente alla dinastia normanna degli Altavilla. Infine, quasi nessuno sa che, per giungere in Sicilia, il re d’Inghilterra attraversò, con parte del suo seguito, la Calabria, dopo aver proseguito via terra parte del viaggio, mentre la sua flotta navigava lungo la costa.

L’obiettivo principale del viaggio di Riccardo in Calabria fu quello di incontrare l’eremita calabro Gioacchino da Fiore, che viveva in un eremo nel luogo dell’attuale comune di San Gioacchino da Fiore, famoso per le sue profezie millenaristiche, e chiedergli l’esito della Crociata. Non si sa con certezza quale sia stato il responso dato da Gioacchino al sovrano inglese: forse gli predisse che la spedizione avrebbe avuto un parziale successo (Gerusalemme, alla fine, rimarrà in mano ai musulmani, ma i pellegrini cristiani vi avrebbero avuto libero accesso) o che avrebbe sofferto nel viaggio di ritorno (Riccardo sarà infatti catturato dal duca Leopoldo d’Austria, che non gli perdonò uno sgarro ricevuto durante l’assedio di San Giovanni d’Acri); di certo, l’eremita disse che presto per il mondo sarebbe giunta l’era dell’Anticristo.

Dopo aver visitato Gioacchino, il sovrano inglese si mosse in direzione di Pizzo, dove attese l’arrivo della flotta per poter approdare in Sicilia. Narrano le cronache che, mentre si trovava a vagare per le campagne circostanti con alcuni fidi cavalieri, Riccardo notò un bellissimo falcone da caccia, appollaiato sul recinto della casa di un contadino; affascinato dalla bellezza del volatile, lo prese e pretese di tenerselo, ma venne subito circondato da una folla di “rustici” (cioè di contadini locali), che minacciò di linciarlo. Il re crociato ebbe appena il tempo di rifugiarsi nel castello di Pizzo con i suoi pochi uomini, dove attese al sicuro l’arrivo della sua flotta per sbarcare successivamente a Messina.

Qui, dopo aver fallito i negoziati con Tancredi (che non volle liberare Giovanna né restituirle la sua dote di regina), Riccardo decise di conquistare la città per usarla come merce di scambio. E infatti il reggente, dopo la conquista inglese di Messina, non solo liberò l’ex-regina e le restituì la dote, ma versò una cospicua somma di denaro al re inglese (20.000 once d’oro) per permettergli di continuare la Crociata. A luglio del 1191, Riccardo ripartì per la Terrasanta insieme a Filippo II Augusto, re di Francia, nel frattempo giunto nella città siciliana; i dissidi tra i due, sorti poco prima della partenza, avrebbero portato al parziale fallimento della Crociata.

Davide Codespoti