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Ci sono dei frangenti così dolorosi durante il corso dell'esistenza, che non di rado desidereremmo scomparire.Sono momenti in cui il dolore sembra abbia più potenza e foga dello stesso cuore che tamburella in petto.

Avverti che tutt'attorno sta paradossalmente sdoppiandosi, e rimani lì, senza capacitarti  degli avvenimenti per una manciata di minuti. Allora deglutisci mentre una parte di te sembra si stia inabissando per via di un naufragio. Sono atti di dolore inimmaginabili, azioni compiute contro la nostra persona da individui di cui non avremmo mai neppure immaginato lontamente. Com'è possibile? Una persona così tanto cara e apparentemente incrollabile  ai nostri occhi ci carpisce alle spalle? Ti sputa immotivatamente in pieno volto con tanto di ghigno. Una cattiveria inguardabile sfigura il volto della persona che pensavi incrollabile e quell'espressione infierisce proprio addosso a te, che lì inerme, annaspi e ti domandi come sia possibile. Sono ferite così nette e profonde che riescono grottescamente a recidere una moltitutdine di fili di serenità. Allora stabilisci che non è più il caso di affezionarsi, di investire sentimenti, o almeno dosarsi se proprio l'assuefazione non te lo permette. Stillare col contagocce  questa volta la fiducia, prima di iniettarla in un altro essere. Ritengo che amare ampiamente e privi di ogni freno inibitorio sia una grande ricchezza, prescindibilmente se il sentimento è ricambiato o meno, equivale a donarsi e a plasmarsi nella figura dell'altro, a immedesimarsi per empatia, si guadagna sempre una grande esperienza ed un rinnovamento dei sensi. Il problema è che si è esposti e soggetti alle raffiche di delusione molto più largamente, dunque prima di deliberare che chicchessia meriti il vostro "straripamento" di emotività ed affetto, utilizzate una contraccezione sentimentale, assicuratevi che il gioco valga la candela in altri termini, siate cauti.