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- Scritto da Super User
- Categoria principale: Rubriche
- Categoria: Stille di cultura
- Pubblicato: 03 Febbraio 2012
- Visite: 3134
Qualunque sia il vostro Credo, a prescindere se siate Atei, Agnostici, Cattolici praticanti o altro, vorrei foste a conoscenza che esiste un Dio, "Un altro" insomma, che non predica nulla, che non pretende nulla, si limita ad insegnare. Egli nacque a Girgenti, l'attuale Agrigento nel 1867. Denominato il "Figlio del Caos" non soltanto per il suo Pensiero, ma perché egli come ben disse: "Io [...] sono figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Cavusu
dagli abitanti di Girgenti (Agrigento), corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos". Per chi non avesse ancora inteso, parlo di Luigi Pirandello. Dopo aver accuratamente esplicato perché è così qualificato, non vi sarà difficile neppure intendere perché lo definisco il Dio del caos. La Sua poetica è basata prettamente su questo concetto. Secondo Luigi Pirandello, la vita è un flusso magmatico ed indistinto, che muta continuamente nel suo perenne divenire, è sfuggevole, imprendibile e l'essere umano, essendo completamente immerso in questo flusso caotico e metamorfizzante spesso non reggendone la repentinità e mutabilità si estenua, si aliena, sino ad astrarsi. In altre parole, quando il tedio della vita pesa grevemente sulle nostre spalle è proprio perché siamo impotenti difronte a tanta repentinità estemporanea, essa ci sfalda il terreno da sotto i piedi, catapultandoci poi in quello che Dio Caos definisce "Relativismo Conoscitivo". Soffermiamoci a riflettere un tantino su questa parola, respiriamola, scandiamola a dovere: R e l a t i v i s m o. Cosa evoca in voi, se non una relatività malleabile che si adatta e ci ingloba silenziosamente? Che spesso e volentieri fagocitando ciò che incontra nel suo cammino, alla chetichella, con passo felpatoe che se non siamo realmente arguti ci impedisce anche di renderci conto che ci sta ammantando tra le sue spire. Il Relativismo annovera in sé tutte le interconnessioni e i contesti, i frangenti possibili: La Realtà stessa è Relativa, la verità lo è, poiché percepita differentemente a seconda delle concezioni che ogni essere umano possiede, e mediante cui filtra la visione della vita, attraverso quell'ottica personalissima che ci contrassegna. Luigi Kaos è sempre attuale, sempre presente e onnipresente, ogniqualvolta una nostra idea, opinione, divergerà dall'altra. Tutto è Relativo, tutto è parziale, tutto muta come le onde: il movimento perpetuo e incessante per eccellenza. Si dà il caso però che questo Relativismo comporta inesorabilmente l'abbigliarci di alcune maschere. Mi spiego meglio. Ogni individuo veste delle maschere, Centomila, forse anche più... tante maschere quanto sono le opinioni che la società e le persone hanno di noi medesimi, fino a farci divenire "Uno, Nessuno e Centomila". Uno, quello che pensiamo erroneamente di essere, ovvero l'idea che abbiamo di noi stessi, Centomila perché ogni persona può definirci in un tale modo, esattamente in relazione alla propria visione, secondo la propria sanzione che è scaturita nei nostri riguardi, o ancora secondo quello che crede di aver inteso (correttamente o meno) della nostra persona. Simultaneamente diventiamo Nessuno, perché essere il Tutto ci conduce a essere Niente, Nessuno, indistinti, di definizione specifica privi. Così ci ritroviamo alla mercé di opinioni ed idee che spesso neanche pensiamo ci rappresentino. La società, il nostro enturage ci attribuiscono perennemente delle maschere, e così come per un'amorfa simbiosi in questo Caos magmatico e gorgolgliante che è l'esistenza, anche l'Uomo in sintonia, come un passo di danza perfettamente sincronizzato s'identifica con essa cambiando a sua volta reiteratamente. Vitangelo Moscarda, il protagonista del romanzo "Uno, Nessuno e Centomila" se n'è reso conto per la prima volta osservandosi davanti allo specchio. Semmai un giorno, in preda alla smaniosa domanda " Ma i miei tratti somatici, le mie fattezze sono congruenti con gli individui che coesistono al mio interno"? E decideste di osservare quel riflesso che dovrebbe rappresentarvi, ed acquisireste dunque la concezione che la risposta non giunge, non intimoritevi suvvia! E' normale... un esercito intero di Pupi vive armoniosamente e conflittualmente nei meandri delle vostre membra. Non temete però... è dal Caos, dall'Irregolarità, dall'affastellamento recalcitrante d'indistinto che si crea l'Arte, che si edifica la differenza, i particolari e secondariamente le rarità. E le rarità sono preziose e inestimabili, proprio perché desuete. Se qualche notte i "perché" dovessero farvi arrovellare, onde evitare di smarrirvi, nel cassetto accanto al letto riponete a portata d'uso uno dei suoi Libri e ponete pure a lui le vostre domande, rivolgetegliele con calma, prostratevi con contegno, pregatelo con dignità, la risposta giungerà, pur sempre Relativa (In fin dei conti stiamo parlando del Dio del Caos) e quindi pur sempre difforme, ma le pagine lentamente ottempereranno al loro compito.
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