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- Scritto da Ferdinando Piccolo
- Categoria principale: Rubriche
- Categoria: Stille di cultura
- Pubblicato: 25 Marzo 2012
- Visite: 1902
E' appena filtrata dalle persiane una luce sanguigna, sommessamente avanza squarciando il buio.
La osservo propagarsi, si evolve e mentre si ramifica venando le tenbre si fissa accanto a me, illumina e risalta una ciocca dei miei capelli adesso, conferendo loro una tonalità rossa inquietante e scialba.
Proviene dall'insegna dell'hotel dirimpetto casa mia, sbarbaglia e si propaga perché il neon mezzo rotto è intermittente e discontinuo.
La fiaccoletta serpeggia con fare tratteggiato ed esitante.
Mi fa sorridere la sua andatura sbadata e dimentica, quasi casuale: una variabile indipendente che sinuosamente s'incammina senza meta.
Non importa dove si posi, nello stesso lasso in cui sopravanza fende il buio insensatamente e prosegue, perché deve...
Un sorriso mi pervade il cuore e poi fa capitolino sulle labbra: rievoca in me il moto perpetuo della vita quest'andatura flebile e fluviale.
Le idee nascono così, hanno l'abitudine di venirmi a importunare acquisendo consistenza da strane concatenazioni.
Può un'insegna che emana luce tremolante e alterna fammi pensare allo scorrere dell'esistenza?
A quanto pare, sì.
A volte mi verrebbe da dire che la vita mi perseguita, il che dovrebbe essere un bene, perché semmai dovessi smettere di destare interesse ai suoi occhi ci sarebbe seriamente da preoccuparsi.
Il nocciolo della questione è che a me non spaventa tanto la morte quanto la vita.
La morte è rassegnazione, è il buio perpetuo, un "esentarsi dai rovelli" direbbe Luigi Pirandello,
"una maglia rotta nella rete" potrebbe asserire Montale.
La Tregua Eterna.
"Non impaura" la morte, giusto per utilizzare un D'Annunzismo.
Almeno a me non "impaura" più di tanto, ecco tutto.
E' la vita il mio rovello, non tanto perché la esecri ma perché l'amo, perché l'amo talmente tanto che la paura di fraintenderla non mi lascia requie.
Se fraintendessimo il senso della vita, che senso avrebbe il resto? Mari, cieli, terre, porti, sovrastrutture, monili, fiumi?
Il senso è la vera ricchezza, il vero El Dorado.
Ma la precarietà in cui siamo stati gettatti non ci consente di preservarne molti.
Tutto si sgretola, Mister Tempo decide un bel di' ch'è ora di piantarla con quell'utopia e la annienta, la sovverte innescando effetti a catena che conducono al dissiparsi di quest'ultima.
E allora torniamo a brancolare nel buio, nei fitti rami delle giungle utopiche, impilati come insettini attratti dal giallo intenso.
E non ne usciamo, un labirintico affannarsi.
Il terreno vacilla sotto le suole, e noi danziamo come per magia un tarantolante salto all'ostacolo per evitare di farci inghiottire dalle crepe.
A me, alla Gramigna, non è concessa la vita piena.
E' concesso un limbo tutt'al più.
Una sorta di via di transizione che non sfocia in alcun dove, una bolla eterea sospesa tra la vita piena e dilagante ed un vegetativo sostare.
Permango in un bilico sospeso.
E' uno strano destino il mio, sentirmi scorrere la vita dentro ed esserne irrorata più di chiunque altro, tanto da non riuscir a stare ferma nemmeno per pochi secondi esigui, e poi non mi è concesso assaporarla, gustarla appieno, perché essa mi investe come un'onda che si frange sulla spiaggia e poi mimando lo stesso movimento a ritroso, mi svuota mentre fa ritorno alla sua fonte.
Ma la spiaggia ch'è la mia anima rimane meramente inumidita e costellata di piccoli detriti e qualche volta di enormi relitti, così ingombranti sapeste!
Non mi è consentito prender parte, in sostanza a questo realismo surreale...
macché, io devo scrutare, intendere, saggiare e poi essere eviscerata, perché la vita dona soltanto ciò che può sottrarti.
Con la vita non si stipulano contratti a tempo indeterminato, è lei che decide quanto tempo gravare la spada di Damocle sul tuo capo, a seconda di come le gira può amputartelo o proteggerti spalle e chiappe finché le va, finché non è il tuo turno.
Dipende tutto dalle tre Parche, sono loro che gestiscono il mattatoio, o per meglio dire, la macelleria.
Gli Déi tutti i di' s'incaparbiscono nell'acquistare i filetti di carne migliore, il che significa che se hai vent'anni sei di "primo taglio": pregiatissimo... rischi che ti facciano la pelle.
Se sei di "secondo", beh... potranno ovviare: lasciarti imputridire ancora un po' ed infine indirizzarti sottoforma di bocconcini di carne in scatola destinata al sottil palato di Scilla, Cariddi, Chimera e Cerbero.
Dipende tutto dagli Déi.
Qualche volta dipende anche dai ponteggi onestamente.
In quest'Italia dove le morti bianche sono un po' meno rare delle Mosche(bianche).
In compenso abbiamo tanti cantieri, li collezioniamo.
Sono sempiterni, soprattutto quelli allestiti sulla Salerno-Reggio Calabria.
Immemori, altro che miti e leggende!
Penso seriamente di star peggiorando.
Il mio qualunquismo talvolta mi spaventa, presumibilmente sarò destinata al girone degli ignavi, quando gli Déi decideranno di optare per una bella bistecca!
Dovrei agire e smettera di enumerare il lerciume, sarebbe inutile altrimenti, esattamente come tentar di contare le stelle, e molto meno poetico.
Ma tutte le volte che ho provato a riscattare qualcosa mi son trovata da sola a combattere contro tanti mulini a vento, e considerando che la mia è una lotta già persa in partenza, essere l'unica pulce che si scaglia contro i giganti non dev'essere una prospettiva alquanto fruttuosa
. Sono poco più di un filo di gramigna: maldestra, fuori posto e affetta da vezzi che potrebbero permettersi solo i Gigli.
Anche se, sapeste quanto biasimo i Narcisi!
Stan sempre lì a girarsi i petali da mattina a sera.
Son loro che detengono il potere nel mio mondo, loro che governano il Bel giardino.
Boriosi, cocciuti e ignoranti tiranneggiano come despota su tutta la Verzura.
La Verzura che non riesce più a giungere alla fine del mese, perché i Narcisi depredano tutti i sali minerali che spetterebbero di diritto a Margherite e Fiori Spontanei.
Anelerei tanto a sovertire le cose, ma le Margherite tanto sgualcite e danneggiate nonostante tutto, son infingarde, come i Girasoli che si voltano dall'altra parte, inseguendo un balenio di sole illusorio...
Invece di reclamare i loro diritti!
Da sola, una gramigna cosa vuoi che espugni, una zolla di terra?
..."Tì-tì-tì-tì-tì-tì"...
"Cassie, svegliati... sono le otto!"
"Mamma ma di già?
... E' mai possibile che in questa vita non si possa più neanche sognare in pace?"
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