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Quando il sole si fa guardare senza ledere lo sguardo... la primavera è ancor troppo lontana, ma non sai mai se da là fuori o dall'interno della tua anima. Il 'non si sa mai' è una locuzione che amo, è un neutro, è compito della tua sensibilità interpretarlo favorevolmente o meno.

Se sei pessimista rimane infertile come un triste ed edulcorato modo di scrollarti di dosso una possibilità remota, se sei felice od ottimista è uno spiraglio di speranza aperto a tutto ma io, rimango nel mezzo. L'universo certi giorni viaggia con me e i rami degli alberi da una prospettiva sottostante sembra rimangano impigliati nel cielo. Le nubi filamentose si aprono come intimorite da un colpo d'obice e dal fragore spaventevole si sparpagliano per inerzia, confuse e belle. Gli iridi dei bambini mi salutano occhieggiando perché riconoscono a pelle e privi di sovrastruttura logica la mancanza di un senno troppo drastico; mi osservano ad occhioni sgranati non riconoscendo il nemico del futuro. Sento l'Amore sbocciare in me ogni volta che c'è sole, come se una coscienza collettiva mi facesse sentire meno sola, come se da qualche parte qualcuno si preoccupasse di me e non me lo dicesse per non cadere nella banalità dell'affermazione, un po' come quando scrivi che narri ed uccidi la magia dell'indistinto, è come l'irrefrenabile morte della rosa: colta perché troppo bella e staccata dal suo mondo per mercificarsi negli egoistici compiacimenti umani. Bisogna il meno possibile qualche volta e mai per vezzo, narrando e omettendo il particolare completante come per un senso di pudore e di rispetto per i mondi del sottosuolo vitale, che ripudiano la superficie ciclica rimanendo intoccati e incorruttibili nell'immaginato e mai nella sicurezza incasellante destinata al corrodersi degli spintoni temporali. Gli stadi proto, pre, l'ambiguo, forse sono raggrumi di speranza accalcatasi che mai si rivela per la paura di sfiorire allo sviluppo, ma che  in grandi dosi indistinte ci viene a lenire le ferite con dei moti di spirito positivi. L'invisibile agli occhi e alla convenzione sono gli strappi dell'esistenza dove si corre a respirare, a essere se stessi, dove le trappole costringenti non possono entrare, e come ci si può esimere dall'amare 'la maglia rotta nella rete'? Ci si sente così sereni e dinamici, non si aspira a niente e si è divincolati dalla foga spossante d'ambire, è un Olimpo, un Empireo ove non si agogna al massimo, ma la giusta gradazione dell'essere è esattamente quella che si ha a prescindere. Speculare è fumo forse, ma quanta vita si dissipa insensatamente nell'inalare fumo di sigaretta? -Di Chiara Nirta.