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- Scritto da Chiara Nirta
- Categoria principale: Rubriche
- Categoria: Stille di cultura
- Pubblicato: 07 Aprile 2012
- Visite: 1607
L'arrendevolezza è ipocrita. Perché quando sopraggiunge dura pochi istanti, esigui ma sufficienti perché carichino e spronino il corpo boccheggiante ed estenuato di colui che la ospita. Incita le membra a risorgere, una reviviscenza inopinata.
Non è il corpo in realtà che si dimena, il corpo subisce e per inerzia si contrae spasmodico, è invece la voglia di vivere che impazza senza freno inibitore, coartata solo a tratti dalla zavorra fisica. L'essere umano tenta reiteratamente di trasumanare, di farsi spirito, una sorta di contingentismo a metà. La sregolatezza, è la nostra amica illusoria: Nirvana fallace, groviglio di piacere. La sregolatezza dove si cela? Perché ci istiga alla contravvenzione, perché si protrae intestardendosi nel voler essere la regina dell'oltraggio armonico? Fare l'amore, farlo sino a farsi male alla pelle che stride, nutrirsi di odori, sniffare sudori, aggrovigliandosi come serpi, lasciar fluire il tempo e le necessità oltre il mondo là fuori. Mentre come una corsa alla salvezza, come una fuga verso un Eldorado seducente ma impalpabile esonerati dai rovelli ci accingiamo a ricongiungerci con l'ambrosia volteggiante e orgasmica dei corpi in visibilio. Quest'ultima è verosimilmente la soluzione parziale e istantanea all'arrendevolezza? Il quietismo che ci appesantisce le meningi, ci rende gli occhi attorniati da occhiaie quasi violacee, ci prosciuga i sorrisi non ha altro nome che routine. E' la nemica, è la raffica che estingue le nostre fiammelle, è la valvola che regola l'adrenalina sino a inaridirla e ad inibirne l'irrorazione. Dunque, sopravanza la voglia d'arrendersi, d'incagliarsi in pomeriggi uggioso-grigi, di gettarsi proni su qualsiasi superficie e addormentare lo stridulo lacerio delle ponderazioni, ma è un rito falsato, è il sentiero che alla chetichella riconduce al trampolino di lancio, alla rinascita parziale che in noi dilaga, ricongiungendoci con la voglia d'esistere. La nostra psiche attraverso astruse interconnessioni, nell'esatto istante il cui ci annichiliamo, si predispone verso una nuova fonte d'adrenalina. E' l'altalenante, è il tentennante, l'oscillazione sempre eterna... a reintegrare e rinvigorire il nostro viverci.
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