News
- Locri: ridotta la pena ad un sanluchese condannato per detenzione di sostanze stupefacenti
- Reggio Calabria: scomparsa Giudice Rosalia Gaeta. Il ricordo del Presidente del "Nastro verde" Cosimo Sframeli
- Bovalino: Giornata Mondiale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza
- Bovalino: reso il giusto omaggio a Gaetano Ruffo, eroe e martire bovalinese del “risorgimento italiano”
- Il Luogotenente dei Carabinieri Giovanni Govoni è andato avanti!
- Bovalino: il ricordo e la memoria. "Anniversario della Vittoria"
- Bovalino: celebrata la “Giornata dell’Unità Nazionale e Festa delle Forze Armate”
- Calcio: finisce in parità (1-1) l’atteso derby tra Ardore e Roccella
- Bovalino-4 novembre: Per il Sindaco Maesano “Coinvolgere i cittadini nel ricordo della nostra storia”, questo l’obiettivo da raggiungere!
- Bovalino si tinge di rosa. Sempre al fianco delle donne nella lotta contro il tumore al seno
- Dettagli
- Scritto da Ferdinando Piccolo
- Categoria principale: Rubriche
- Categoria: Stille di cultura
- Pubblicato: 09 Aprile 2012
- Visite: 1825
La patina di nicotina sulla lingua è d'uopo. Altrimenti che senso ha fumare? Porre una barriera, una coltre velenosa che separa le papille gustative dal visibilio del sapore, un frapporsi che inibisce il compiersi.
L'alone alterante giaceva prono a ridosso della mia lingua, lo sentivo amplificare il gusto e poi estinguerlo irruentemente. Eravamo in tre a intossicarci. Io sola e altre due anime, mie dirimpettaie all'altro tavolino del bar. Bevavamo tutte caffè, frammisto alle zaffate della sigaretta. "Non doveva essere Pasqua oggi?" Riflettevo. Lo era molte primavere fa per me. Oggi il seguitare peccaminoso del consumismo l'ha resa prettamente un'escamotage becera tutta volta a farci spendere quel quantitativo sufficiente affinché il capitalismo possa ulteriormente affondare le grinfie. Delle uova di cacao e cioccolato inghirlandate e infiorate ammiccavano dalla vetrina del bar, giustappunto per confermarmi la constatazione, tempismo perfetto-inequivocabile. "Forse mi sono smarrita strada facendo mamma". Mi sono impigliata come mero filo di spago in un rosaio e non riesco a districarmi, le spine hanno consunto la mia fede, l'hanno tarlata, ed ora è fallace e fa acqua da tutte le parti. No, mamma... non provare a rattoparla, cosa c'è da rammendare? Oggi a tavola non hai notato? L'Agnello non era il simbolo del Cristo; era la leccornia squisita degli ingordi. Non per te ovviamente, magiavi pacatamente, con grazia, sorridevi e dicevi "preghiamo almeno oggi". Ma dimmi Cosa devo deprecare, Chi? Io sono soltanto un viluppo ingarbugliato, aggrovigliato su se stesso come un rovello, per me non c'è posto nella categoria"Buoni Samaritani"; Io m'annovero tra le insensatezze. La mia generazione ha altri Déi, meno sacrificali, più blasfemi e triviali, sgargianti e strafatti di allucinogeni, o in alternativa gli Déi empi del consumismo. Déi che il pane azimo l'hanno rimpiazzato con le Hogan. Eppure mamma, io non professo la loro religione. Io osanno altro tipo di Déi, e vedi mamma, li contrassegnano altri nomi: Loro si chiamano Poeti, Loro si chiamano Scrittori. Loro sono i patroni degli sconclusionati, proteggono i diseredati, i disadattati, i miscredenti. Loro sono quelli che preservano in reliquie inviolabili utopie ed intendimenti, paure, sogni. Si contrappongono al ciclico, statico ripetersi, sono l'oltraggio a quel burocrate plumbeo che vedi laggiù in fondo, mamma intendi? Sono la scorciatoia salvifica, il riparo contro i nembi del tedio, gli spettatori incolpevoli della vita che s'evolve e che intravedono ferventi e ammirati dalla loro estromoissione deliberata. La maggior parte di loro s'aggira claudicante nei libri, sciattamente noncuranti della realtà e se tendi l'orecchio dai rivoli d'inchiostro farneticano orazioni inneggianti esistenza. Mamma, sono stati gambizzati e messi in croce dalla vita, ma si protraggono, seguitano, sopravanzano col volto contratto e rivolto al sole nonostante i raggi dardeggianti ne scortichino la cornea, perché l'arrendevolezza non li sopraffà mai del tutto, perché il bilico malgrado li faccia vacillare senza posa non può annichilirli integralmente, recalcitrano contro la coartazione e la soggiogazione del mal di vivere. Loro transitano a prescindere, perché devono narrare, perché solo escoriandosi e attingendo dal dolore posso concepire l'illusione che la vita abbia un senso, e poi farcene dono munificamente; ed ecco che in quell'unguento intingiamo la nostra ferita e parzialmente sembra venga lenita, ecco che la resuscitazione avviene, la riviviscenza relativa ch'è l'incitazione al passo. Mamma dimmi, rammenti ancora quelle notti d'estate in cui pregavamo insieme? Lasciando la finestra socchiusa perché l'asfittica afa notturna non ci soffocasse, e scongiuravamo col volto rivolto al soffitto? Io ci credevo, poi smisi. Poi l'ottenebramento lo ripudiai, scoprì ch'ero blasfema. Io amavo il Kaos, io professavo gli Scrittori. Io mi annoveravo tra gli "spiritati, pazzi, fottuti, sconclusionati" di cui Bukowski narrava, oppure passavo le notti nel decodificare l'idioma Dostoevskijiano a lume di luna, grondante sudore nella mia cameretta perpetuamente testimone dei miei rovelli linguistici. Denunciavano le mura di quel cantuccio tutti i miei dubbi reconditi concernenti l'espressione perfetta della forma. "Come traslare quest'emozione incontaminata in verbo?" Mi dicevo, fustigandomi la sicurezza. Mamma lo so, tu eri differente, tu ci credevi sul serio in quel Dio radicato nell'Amore, non eri come le altre... le altre s'appropinquavano alle porte della chiesa intenzionate a sfogiare gli abiti griffati e spettegolare consecutivamente sulle vicine che non potevano permettersi di uniformarsi alla bruttura dell'"Hoganizzazione". Tu in chiesa andavi poco; in compenso pregavi sovente. Tu continuasti, io interruppi. Io i miei Credo li ripongo nel turbinio dell'effimero, nel dolore spossante dell'impotenza, nel terrore meraviglioso della finitezza umana, nell'altalenante tempo che mi muta e nella mia lotta vana di preservarmi almeno gli arti mezzo intatti. Non credo in un Dio Farcitore, Tritacarne, un Dio escatologico... che ride e si raggela in cielo, perché Montale così lo vide. Io preferisco le teorie di Gesualdo Bufalino: "Il peccato è stato inventato dagli uomini per meritare la pena di vivere, per non essere castigati senza perché". Dissento e divergo da un Dio che predica ed elargisce la perfezione, il ripudio d'ogni passione, la bontà e la flagellazione, in questo mondo non c'è nulla di perfetto e lindo né di casto e purificatore, siamo stati gettati senza scrupoli in una menteca in cui ribollono rimasugli tronfi e allignano sferzate di disillusione, è un mondo in cui occorre talvolta ostentare fauci se non si vuole essere dilaniati e conseguentemente trangugiati dalle pulci, persino. Io mi forgio di idee nate dai dispersi, dai logori, dai semplici, dai sanguinanti ebbrezza. Mamma, ammiro il tuo incaponirti nel credere che domani sarà migliore, il tuo sorriso ti rende giustizia, se è migliore il mio domani è perché è impressa e scolpita sul tuo volto la dolce l'effige alterazione della speranza, ma nel del Dio che ami in me non è rimasta che adirata ripulsa e diffidenza, riviscenze vacue, vaghe. Mamma, credo nel tuo credere, ma non nella tua modalità. Pur amandoti più delle mie membra mi discosto dall'ottenebrazione e dalla coartazione. Se "L'inferno è certo" lo è già in Terra, e lo viviamo perpetuamente, imperversa. Il Ragioniere aveva arguito. " Al tavolino atemporale, eravamo in quattro ad intossicarci ora, ad alterare i sapori nelle nostre bocche: non era Pasqua neppure per il biondiccio fulvo e brufoloso che si sedette in corrispondenza delle mie dirimpettaie. Guardavamo tutti il cielo, avvolti da una grande malinconia, frammista alla felicità del passato. Chissà da dove giunge la felicità che ci sommuove i pori e proveniente dal remoto indistinto, che ci titilla la gola, ci vellica le budella, ci lacera piano la malinconia sino a squarciarla del tutto. Non era una felicità Pasquale, tutt'al più l'asprognolo solleticare della disillusione, dell'impotenza del mondo privo di sovrastruttura, disabbigliato dal Velo di Maya. Eravamo così irrequietamente sereni... mentre il fumo ci avviluppava.
- Locri: ridotta la pena ad un sanluchese condannato per detenzione di sostanze stupefacenti
- Reggio Calabria: scomparsa Giudice Rosalia Gaeta. Il ricordo del Presidente del "Nastro verde" Cosimo Sframeli
- Bovalino: Giornata Mondiale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza
- Bovalino: reso il giusto omaggio a Gaetano Ruffo, eroe e martire bovalinese del “risorgimento italiano”
- Il Luogotenente dei Carabinieri Giovanni Govoni è andato avanti!
- Bovalino: il ricordo e la memoria. "Anniversario della Vittoria"
- Bovalino: celebrata la “Giornata dell’Unità Nazionale e Festa delle Forze Armate”
- Calcio: finisce in parità (1-1) l’atteso derby tra Ardore e Roccella
- Bovalino-4 novembre: Per il Sindaco Maesano “Coinvolgere i cittadini nel ricordo della nostra storia”, questo l’obiettivo da raggiungere!
- Bovalino si tinge di rosa. Sempre al fianco delle donne nella lotta contro il tumore al seno