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- Scritto da Chiara Nirta
- Categoria principale: Rubriche
- Categoria: Stille di cultura
- Pubblicato: 19 Luglio 2013
- Visite: 1583
Gli occhi mi sanguinano luce. E' L'Alba a Bovalino, un paesino calabrese. Il sole sorge imponente e 'tutto jubato', tremolante la Marina di Bovalino. S'accende la palla-gioco del vezzo di Cristo per gli umani-formica, s'accende come un cerino pacato dissipando le tenebre e le paure, l'odio tra le persone, i rancori, le bestemmie, i dissacranti dienighi verso Dio, i furori, gli eccessi, la corruzione imperfetta dell'umano.
Quando s'alza la sfera e la guardi, tutto il male sparisce, neppure il maligno si arroga il diritto di baluginarti in testa, si è tutti uguali nel corso dello stillicidio dei dardi raggianti, ruggenti. Il sole che soltanto due volte al giorno ci concede di guardarlo ad occhi sgranati, durante il celeste tramonto stanco e nell'imponente dorato che avvampa al mattino, un lapillo gigantesco che scoppia fra le meningi dell'osservatore. Gli occhi mi sanguinano luce. Rimbaud dicevano desiderasse il sole; 'io voglio il sole' frignava impertinente il bambino monello che girovagava le stagioni infernali della vita -il sole voleva-! Rimbaud basta capricci, il sole è il vezzo di Cristo, forse l'unico, per la gioia di tutti. Sappiamo dagli avi, dal logoramento sempre fermo di un passato di tradizioni che a Sud il tempo fa le bizze incaponendosi nel non raggiungere 'l'evoluzione', così il folklore e le antiche credenze sono ossidate e sempiterne, assunte da un globale modo di campare, ci dicono i fattarelli delle nonne, che danzavano le Sanpaolare, le prescelte dall'Apostolo delle genti, donnine minute che signoreggiavano le serpi maligne del demonio, e liberavano talvolta in Salento dal veleno delle tarante, ce lo assicura anche l'etnologia, e se glielo sussurri al resto del mondo se la ridono sguaiatamente, c'è molto poco da dissacrare, chi vive quaggù vive di realtà che hanno le loro fondamenta e di fittizio hanno soltanto il dinamismo e lo scetticismo del progresso delle città che le disintegra in un volga retecnologismo inaridente; a Sud nei paesini all'alba il vento soffia sui pioppi e fischia -dicono- con lui sommessamente l'urlo lacerante del demonio confinato oltremare dalle preghiere di una donna pia, giunge fino a qui sino a fondersi col sole, ma il sole annienta la nenia lugubre, lacerandola dall'interno. La notte cade per ricordarci che la luce eccezionalmente ha il potere di radere al suolo la cupezza accendendo gli stati d'animo della pietà e della comprensione, dell'oltre-fraintendimento. Il fraintendimento è umano, l'alba che si sveglia con noi regalandoci la possibilità di ripristino è divino. Ho visto bestemmiatori fermarsi a riempirsi gli occhi di cielo, non codificano, ma non si perdono lo spettacolo, percepiscono il sangue diffondersi più denso, linfatico e scalpitante, la vita irrora anche loro senza farsi riconoscere e non pensano al male, ma al mare semmai... che s'apre di sotto allo sbarbagliare arancio e diffonde rasoterra raggi taglienti e sempre più netti man mano che il tempo scorre, fino a fendere le orbite: è un lusso di pochi attimi. A Sud abbiamo l'oro che gocciola dal cielo al mare, il mare, il ventre del mare cruento, spietato, che non perdona, ma anche padre virile e severo nuotante nell'amore stesso delle creature terrestri, il mare incivile e non addomesticato, l'esaltazione del dominio istintivo, in qualche modo, troneggiato dalla bolla infuocata. Bofonchiano stanche e strascicanti i rumori dele auto che sfilano sul ponte al mattino presto, chi torna da notti coraggiose e giovani chi s'approssima a faticare, da qui sembrano tagliare in due fette nette il sole i bolidi limitati degli ominicchi, una prospettiva da vanagloria sarcastica. Le piante tutto attorno rinverdiscono vivide, brulicanti di brina asciugata dai raggi ancora flebili, è tutto antico e coperto da una cupola celurea, la patina di nascita che ricopre il 'mattino presto' degli uomini. Non è mai troppo tardi, ci dice il vezzo di Cristo dai raggi che squarciano i crateri della notte, che la vita è adesso ci dice lo frate sole, che il caso ci ha concesso la possibilità di rimediare, rispolveriamo l'irrisolto delle nostre esistenze e recuperiamo le malefatte, un altro giorno ci permette di continuare, e anche questo transito dura il tempo di un battito di ciglia, la vita è l'attimo di distrazione di Dio. Diceva una frase che lessi sulle sagge frasi stampate dietro le confezioni delle bustine di zucchero: ' Sorridi, Oggi è il primo giorno del resto della tua vita.'
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