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'Perché fumi?' 'Il sapore amaro in bocca!' 'No, sei autolesionista... ti stai punendo!' 'Le cicatrici non si vedono...' 'Ma la testa te la tieni quando fai la doccia?' 'L'acqua scende troppo velocemente, non capisco se è il cuore, un vaso intracranico in testa...

 

' 'Sono gocce, si seguono...' 'Ho paura... non vedo...' 'E' vapore acqueo...' 'Ho paura, c'è nebbia...' 'Ti stai punendo...' La gente non ci fa caso a quelli che camminano per strada a testa bassa, o con la testa fra le mani, le gente li vede ma non lo capisce che c'hanno il morbo del vivere... strizzano gli occhi per capacitarsi che sono vivi, si auscultano il cuore col palmo per assicurarsi che la tachicardia li stia flagellando per bene, si puniscono passeggiando, con visi stravolti ma sembrano normali. La gente non li riconosce i disagiati, hanno sempre il ghigno o sempre sorridono per celare lo strazio. Il rosso di un'insegna-sangue si rifletteva in mezza pozzanghera, una sirena si disperdeva lacerante dietro i quartieri malfamati, tutto puzzava di squallore e smog, la calma del mare era un ricordo senza amore oramai, non mancava più nulla, il dimenticatoio aveva livellato lo schifo e la bellezza riducendo tutto solo a passato e presente, l'inerzia anneriva la passione, il nichilismo era una bolla vuota di paura e orrore fracassata in testa. La gente non individua i disadattati, quelli che non hanno più niente da perdere e allora s'inventano gli attacchi di panico per illudersi di avere qualcosa di valevole in tasca da giocarsi col fato, sono lì, al tuo fianco, ti sorridono e ti dànno la mano... 'fa caldo, oggi... eh sì...' 'ti stai punendo...' La lingua si intorpidisce, tutto si sbiadisce, al rallentatore vita! Su... su... estraniamoci, fuori dalla doccia sei bagnata di sudore, tutto scorre senza rancore, le cose vanno per cazzi suoi, non infierire, gli altri non sono cattivi, sei solo sulla loro strada, ti devono fare fuori, levati davanti! Ci sono corsie preferenziali per quelli come te disagiata, sono i libri! Vai, scappa, il mondo non vede la tua fuga: non c'è esodo per i fantasmi; la testa palpita e le parole sgorgano, quanto sangue queste parole? Quanti urli riecheggiano scaraventati contro i muri, a frangersi con in mezzo la serenità? 'Ti stai punendo', il tram sferraglia da qualche parte, è uno stridore antico, un'associazione a qualcosa di nostalgico andata in frantumi in un lato della testa o dell'addome. Scrittrice diglielo che non ti vendi e non mercifichi il tuo dolore, a quelli che si fanno pagare per propagandare la fatica della collocazione, nell'inchiostro almeno perdio! Diglielo che la scrittura non è una puttana, te la dà se vuole! La scrittura è una signora senza vestiti, ma fatta di pelle e ossa rotte, costato scricchiolante, di dolori laconici e secchi come scaglie di pelle, di condizionali, di malanni immaginari. Signora Poesia, allietaci la vita, rinasci dal letame, ridai a questa generazione il controllo della corsa. Il Padre diceva che essendo senza risposte certe ci siamo inventati di tutto, per colmare, ma non si colma, no... è un piccolo limone questa terra, ci dice la filosofia del lontano, non attecchisce nulla sulle superfici rotonde, forse in quest'epoca sì, visto ch'è piatta non sferica, buia, frenetica. La testa implode disagiata? Quel tremore sul balcone? I tuoi demoni, te li dovevi proprio portare appresso? Ti rodono l'anima, imputridirai appresso al nulla... Ho vent'anni e sono talmente disillusa da poterne avere anche cinquanta, l'ho vista la vostra verità, è niente, un insulso punto di vista, opportunismo, stato d'animo, comunque qualcosa di effimero e infuocato che vi accende le vite, la mia è carta straccia, ci piscio e scrivo sopra, qui non c'è perbenismo, ma voglia di piangere a testimoniare vita vegetativa di 'nonsoché'... ma scrivo... 'Non mi punisco più'.