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- Scritto da Chiara Nirta
- Categoria principale: Rubriche
- Categoria: Stille di cultura
- Pubblicato: 23 Settembre 2013
- Visite: 1727
Le scuole sono delle trappole che spengono l'intelligenza. Le scuole traboccano di docenti spenti, perché non ce la fanno più a reggere il fantasma dal canino aguzzo che li mordicchia, quello della precarietà. Un tempo furono studenti accesi e pieni di zelo, volevano dare al mondo il loro contributo, volevo accendere nei vostri figlio l'Amore per la cultura, ma come possono? Se non hanno neppure la certezza di poterlo fare?
Allora arrivano stanchi e sbuffanti, stressati, inappagati, incerti, col cuore zoppicante. I docenti e gli studenti, gli studenti figli vostri, fratelli, amici, cugini si spengono di conseguenza, vedono in quello che dovrebbe essere l'Amore per la cultura, la libertà di pensiero, la smania delicata di sapere, l'impeto a scavare oltre una gabbia coercitiva, un'imposizione-pappardella da imparare a memoria solo per avere un simbolo numerico di riconoscimento su un putrido registro che di umano non ha proprio nulla. E' il sistema scolastico che è sbagliato, è il docente universitario che erra quando si impone burocraticamente, scorbuticamente, quando non è partecipe e non sa coinvolgere, quando più che amare il suo mestiere odia quei libri che tempo prima erano il suo cibo, erano la speranza di uscirsene da una realtà asfittica e aderente, ma si possono poi biasimare, si possono additare e mettere alla berlina? Sono solo vittime a loro volta, di un sistema scolastico asfissiante, competitivo, truccato, burocratico, grigio e devono pur proteggersi dalla corazza dell'inaridimento. Cara Italia, il tuo collasso è dovuto alla mancanza di un buon metodo scolastico e di un sistema errato alla base. I professori devono indirizzare i ragazzi con amore e passione verso la cultura, ma devono anche essere in grado di poterlo farlo fare, devono agire a mente serena per poterla trasfondere e gli studenti meritano di essere protetti dall'ignoranza, non indotti attraverso metodi obsoleti, elitari e fin troppo autoritari. Il senso dello studio non andrebbe interpretato come un'imposizione minacciosa, come antagonismo edificato su altezzosità e boria, si dovrebbe studiare per diventare più umani, per scoprire che ci sono molte strade da imboccare e rendere poi manifeste al bene comune, per frangere l'orgoglio e lasciarci invadere dalla serenità, dalla benevolenza. I futuri docenti, ma lasciateli germogliare, non obbligateli all'interno delle università alla frustrazione e all'offuscamento dei loro sogni, nessuno vuole la strada spianata e facile, vogliamo impegnarci e lambiccarci il cervello, essere preparati, ma conservare quell'amore che ci accende, imparando a nostra volta dai futuri alunni, essergli amici, essere punti di riferimento, essere complici della bellezza e dell'odore dei libri. La gente convinta di poter arrogarsi il diritto di predicare da pulpiti e cattedre con altezzosità, senza rispettare la soggettività e l'interpretazione libera del discente dovrebbe essere bandita, poiché altro non fa che omologare il colore dell'intelletto personalissimo di tutti i ragazzi, non fa che annebbiare i loro sogni e confonderli, facendogli credere che la cultura sia una facoltà per sentirsi superiore, qualcosa da ostentare come una medaglia, qualcosa da mercificare. Dovreste scatenare invece in loro la voglia di leggere e di interpretare, premiarli lasciandoli liberi di esprimersi, dovreste indurli al teatro, fargli raffrontare, musica, film quadri, letture, lasciarli cooperare, facendoli germogliare, non sradicandoli. Le università, le scuole e le istituzioni analoghe dovrebbero infondere pace, dovrebbero incrementare le caratteristiche speciose di ognuno. Dovreste piantarla di insegnare Pascoli, Montale, Pirandello, Moravia... loro non avrebbero mai voluto essere 'insegnati', avrebbero voluto esser capiti, interpretati, avrebbero voluto dialogare colle menti di tutto il mondo e introdurle alla vita, alla scoperta, all'Amore, alla comprensione. Le competenze senza amore sono soltanto manipolazioni pericolose e meccaniche, nuocciono! Quanti burocrati in giacca e cravatta, hanno cattedre e sono incapaci di iniettare passione ai loro ascoltatori, continuano a decantare nozioni infertili, siete soporiferi e boriosi, fuori luogo! Le meritocrazie sono valevoli quando accompagnate dalla passione sfrenata per ciò che s'è imparato, per ciò che s'è acquisito! Le scuole sono gabbie, fabbriche di futuri lobotomizzati impegnati con una tecnologia soppiantante la loro umanità e che renderanno le istituzioni scolastiche fredde celle frigorifere di ominicchi senza sensazioni, senza idee lungimiranti e calde di vita, senza veri ideali. L'Italia morirà perché avete ammazzato la scuola, perché state spegnendo i cervelli di tutti, anche voi cari politici! Perché rendete inviso il proprio mestiere a chiunque, soprattutto agli insegnanti e la frustrazione e il disagio si propaga da maestro a discente, l'Italia morirà perché avete offuscato l'identità di ognuno, rimpiazzandola con falsi riempimenti spazzatura, armi di distrazioni di massa. L'Italia morirà perché non si legge più, si preferisce oziare in un collettivo vittimistico compiacimento. L'Italia morirà perché l'ignoranza politichese ha sommerso il pensiero individuale. Siete tutti dei bugiardi, ogni politico, ogni parola demagogica di cui vi riempite le bocche, ogni mezzo subdolo-televisivo che utilizzate al fine di impedirci di pensare, rimpiazzando il pensiero con l'idiozia e la fandonia. Papini aveva ragione a voler chiudere le scuole, le avete stuprate, le avete rese luoghi terribili e disagevoli, le avete rese una finta e raccogliticcia massa di omologazione standardizzata. Avete ammazzato il nostro Paese, avete impiccato la Cultura, non mi vergogno di essere Italiana, perché penso a Pirandello e Gaber, Gramsci, Fenoglio, penso a loro, per il resto se potessi preferirei essere apolide, umanamente soprattutto. Avete impiccato la cultura, avete preferito al mafia. Ci avete ammazzati tutti.
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