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- Scritto da Chiara Nirta
- Categoria principale: Rubriche
- Categoria: Stille di cultura
- Pubblicato: 11 Ottobre 2013
- Visite: 1546
Ci sono uomini che nessuno nota. Sono presenti dalla notte dei tempi e ogni epoca si reincarnano in qualcun altro ma son sempre loro, gli stessi disuguali spiritati. Hanno pizzetti curati e occhi ferini, mani sottili e svelte, bassi, veloci, a pelle sanguinolenti, sguardo tagliente, intelligenza traduttrice, erano i satiri dal piede caprino, i Pan rivoltosi della vita che assunse e assume forme troppo strette, erano i demoni che s'intestardirono nel voler sovrapporre le regole del buonsenso dalla notte della prima luce, i crollati giù nel fango appiccicoso e incandescente dell'Ade, erano i gladiatori gambizzati mezzo-fiere, mezzo umani, un quarto Dèi, erano i dannati nella passione lussuriosa della Commedia, i concupiscenti che si rialzavano le brache dopo aver fottuto di tutto cuore nei lupanari senza pudore, dopo aver tinto con sangue di vino il viso concubino di una compagna occasionale e autentica di attimi all'indietro senza predestinazione, di orgasmi rauchi sfogati su muri ruvidi di rozza pietra, di lorde tegole sudaticce.
Erano gli ammorbati dalla peste, la cui pelle cadeva a pezzi grossi e neri dalle loro carni e urlavano il riscatto che non sarebbe mai arrivato. Ci sono uomini che nessuno nota, perché sono troppo veri per mischiarsi nel finto umanismo della borghesia, e allora parlano per loro i libri e i pazzi ubriachi scempio delle piazze, zimbelli dell villaggio, ammattiti delle cittadine, fantasmi bui dietro vicoli scuri. Cantilenanti ominicchi dal viso grottesco. Maschiacci colle braccia nerborute e allenate al combattimento, contadini greci morsi da tarantole latine e accompagnati da nenie lugubri e funeree nell'accento fiero e distaccato dal mondo. Ci sono uomini che basta un'occhiata e li riconosci subito, hanno condiviso con te chissà quando il brivido della follia, l'ebrezza della ninfa perseguitata dal fauno, l'odore rosso dell'osteria campagnola nel cuore di pini e pleniluni, la borghesia vorrebbe vestirli di normalità, ma loro guizzano via, sfuggono nello spazio delle parole, liquefacendosi in inchiostro, ossidando le forme costringenti, mutano come muta la vita e il mare, è per questo che vivranno per sempre e l'eternità se li porterà appresso inevitabilmente.
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