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Tira un vento tagliente, con raffiche dispettose, di quelle che frustano il naso... le foglie mulinellano, le guardo cozzare e azzuffarsi, producono lo stesso rumore crepitante della fiamma. Le foglie che vorticano in modo irregolare, ma elegante e caotico allo stesso tempo; gli uomini hanno forse appreso l'arte della danza dalle loro movenze? così come forse hanno appreso tutto dagli elementi della natura: la pittura dallo spazio paesistico, il paracadutismo dai semi di pioppo che volteggiano stagliandosi nel blu, le parole dal sussurrare del vento.

Faceva caldo a Reggio Calabria quella volta che dietro la Sicilia il tramonto bordava, colando, la sua sagoma cittadina di rosso, come la linea di fuoco arsa di El Alamein e io mi riempivo gli occhi di quell'arancio sanguinolento, di quelle nubi allungate oltremodo, Dio ci pennella i suoi ghirigori Laggiù. Fa male ricordare la Mia Terra, ricordarla da qui: incastrata in una signorile ed austera città, elegante, elegante e fredda Madama, mistico-sensuale, un po' indiavolata un po' santa, a mio agio nell'anima ma esagitata nel cuore, per la mancanza di Quel sole. Le radici sono un luogo di pace, un locus amoenus proibito agli apolidi, concesso agli immobili conservatori. Ma io sono scheggia, scintilla scagliata lontano e casa mia è il mondo, eppure nel mio ventricolo si muove l'odore di quel pane ancora caldo che promana per vie, l'odore di salsedine per le strade informali e le stellate ad agosto. Il mare si apre in me, nel pensiero come un vertiginoso mulinello, e ha il colore delle notti lontane, delle feste di paese, delle fiaccole accese in lontananza, dell'amaranto del vino traboccante nel cratere, della sabbia dorata che si mimetizza col biondo dei capelli, ha il rumore dell'acqua brulicante nelle campagne, degli schiamazzi scomposti e dei motorini accelerati senza pietà in salita, il rumore dell'orrore dello sparo, perché la Magna Grecia ce l'hanno resa l'avvelenata Terra di Nessuno. La Mia Terra è quello che non ti aspetti. Menomale che il mare cancella anche i ricordi che fanno male, menomaRe!