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C'è un momento senza odio e senza forza, senza desiderio o paura, ambizione, senza niente, nella vita di un uomo. E' dopo l'Amore. Esattamente l'attimo dopo, quella strisciolina di secondi che si dipana lineare nei loro occhi, pura e incontaminata. L'Uomo è Indifeso: Indi... (per cui), feso! E dalle fenditure delle crepe appartenenti alla corazza della virilità sbirci e li vedi gli Uomini: piccoli, bambini, col volto stravolto e che gli si allenta intorno agli occhi, dopo le grinze del piacere. E' un attimo bellissimo, si torna esseri umani. C'è un momento nella notte che mi rannicchio dietro la schiena di mia madre, m'infiltro tra le pieghe del suo collo addormentato: ha il profumo della mia infanzia, un cordone ombelicale di odori e ricordi che mai si spezzerà, nella notte quando dorme, è indifesa anche lei, torna bambina, a volte abbiamo vent'anni assieme. C'è un momento in cui mi vesto coi felponi di due taglie più grandi, a Torino fa un freddo che taglia le facce e si ficca nelle giacche o attende indisturbato il forellino dell'impermeabile facendo 'tana!' sulla pelle e sparpagliandosi nei brividi. Mi infilo il cappellaccio e mi siedo sulle panchine a guardare le altre vite che non sanno chi sono, che mi gettano un'occhiata curiosa e poi si ritraggono nei pensieri che annebbiano la vista. Ma io li vedo bene e so chi sono, so che sono vite. A-me-mì-piacciono i momenti. Sarà che possono diventare eterni. Stasera comunque dalla panchina, il genere umano se la zampettava indaffarato negli acquisti natalizi. Le insegne-sangue che dovrebbero significare Natale, ma che i miei occhi leggevano 'Consumismo, vezzo, soldi, esisto perché compro, comprami!; la felicità è in un rossetto purché sia del colore del sangue, Dio, è ogni giorno, non nelle trousse...ma vabbè'... sarà che sono miope e leggo male, tutto d'un colpo e tutto attaccato, forse pure sbagliando consonanti... Ma comunque. Indaffarati e fintamente tuttifeliciecontenti, mi facevano tenerezza. Coi nasi rossi, il passo affrettato, lo starnuto a disturbargli la fantasia di quando renderanno il regalo natalizio, anche se Gesù ha il costato spappolato noi rendiamo grazie a 'Pupa'. Mi facevano tenerezza, perché abbiamo il vizio di rendere grazie a ciò che non dovremmo. Forse perché siamo astemi di libri, e quando mai ascoltiamo Don Miguel Ruiz che ci dice, 'sii impeccabile con la parola'. Peccatus dal latino 'peccato' e il prefisso 'Im' a metterci sull'attenti a dirci 'senza', privi di peccato con la Parola. Che ne sappiamo del libro e di Ruiz che si sgola, pure a Natale? E poi a noi piace peccare con la parola altro che 'Im'! Com'è bello il pettegolezzo! Crocifiggiamo -visto che siamo in tema- pure Moravia, che c'insegna la pochezza del moralista fallito che giudica se stesso negli altri, uccide se stesso negli altri, si vergogna di se stesso negli altri. Perché non ha il coraggio di mettersi allo specchio e rastrellare i suoi granelli d'odio. Caro Babbo Natale, me ne fotto della 'Pupa', portami tanti Scrittori, quelli dei libri, quelli che non leggiamo perché preferiamo le Paciotti. Quelli che se avremmo letto a sufficienza ci avrebbero aiutati a salvare questo Paese e pure noi stessi invece di incendiare i cassonetti, e impalarci su una croce d'ipocrisia. Caro Babbo Natale, il clima Natalizio comincia a starmi stretto. Dici che la Befana l'ha mai letto Gesualdo Bufalino?