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- Scritto da Chiara Nirta
- Categoria principale: Rubriche
- Categoria: Stille di cultura
- Pubblicato: 22 Gennaio 2014
- Visite: 2067
Esistono in Italiano due tipi di verbo: amare & Amare. Il primo è l'equivalente del love inglese, si usa per raccontare un amore che è piacere, affetto, bene, stima, gusto: Come in inglese: i love pizza, i love football, i love music; così in italiano: amo il gelato, amo il tramonto, amo la mia amica, amo un quadro, amo il mio cane etc... in Italiano però abbiamo anche l'Amare della letteratura, quello della passione, quello per un uomo solo. " io Ti Amo" non "io ti amo", nel secondo caso saresti un gelato, nel primo un per sempre. In inglese non hanno questo Ti Amo e se c'è non è così potente.
Il Ti amo è una parola, anzi due, cambia quando chi hai di fronte cambia. Amare è un verbo abusato, ma esiste. Abusare dell'Amore mi fa paura, fa impressione se uno ci riflette. Quindi è meglio omettere le due paroline magiche e stringersele nel cuore, meglio intuire e non dirle, lasciarle lì in silenzio a germogliare. Amare non è dipendenza, altrimenti è altro, è droga o mancanza ma non Amore. Amore è un Dio disinteressato. Come Gesù. Paradossalmente non importa in realtà se Gesù o Buddha esistono, ma come esistono. Perché se sono Amore esistono anche se non ci sono effettivamente. Se Dio non è esattamente come ce lo figuriamo, se oggettivamente non c'è ma noi gli crediamo e incarna la figura di Amore, allora l'oggettività scade: paff! Esiste perché noi facciamo sì che ci sia, e in suo Nome (Amore), agiamo, viviamo, siamo contaminati, ci comportiamo, influiamo e c'influenza. Come una febbre. Ma Buona. Un'epidemia d'Amore. La vita è niente e tutto, ma niente diventa tutto se noi ci spremiamo dentro Amore. Io alla verità non credo, non perché non esista ma proprio perché esiste troppo in tutte le cose, solo che non tutti la vediamo negli stessi luoghi o nelle stesse cose, perché si sposta a seconda del mirino della nostra sensibilità, del nostro punto di vista. Questa relatività è il punto di forza della verità, ma anche il suo tallone d'Achille, un soffio: si cambia mira e la verità scompare, così come cambiano gli occhi delle persone, ecco perché è valevole altrettanto dire che non esiste, o meglio che non ci sono strade per arrivare ad essa. Esiste con sicurezza e fuor da dubbio se la facciamo esistere, come l'Amore e Dio, come il tutto che diventa niente se cambiamo punto focale e viceversa. Così come io non sono nessuno: eppure sono stata anche quelli che ho odiato, quelli che oggi fingo di non comprendere e non giustificare perché il tempo e le situazioni mi hanno plasmata in modo altro, e la mia identità mutevole si disgrega e ricompone sempre creando altri esseri, che poco mi somigliano, nonostante mi vivano nel corpo. Un moralista, uno che giudica non fa altro che biasimare le azioni che ha già compiuto e che avendo vissuto adesso trova esautorate di significato, solo perché ha scordato come ci si sente compiendo quell'azione. Oppure è uno che scaccia se stesso nell'altro, illudendosi di schiacciare l'azione che nell'intimo vorrebbe compiere ma non ha il coraggio perché la morale lo tiene stretto dalla collottola. Chi giudica gli altri giudica se stesso, non fa che riempirsi le mani di merda e spalmarsela sul volto, perché tutti gli altri siamo noi o lo siamo stati almeno una volta. Il cattivo chi è? E il buono? Ce n'è uno particolare? Oppure siamo sempre noi a seconda degli stati d'animo o delle sensibilità? La prima non è esatta, la seconda sì. Talvolta mi capita di vedere le cose da un pianeta distante e quaggiù è tutto minuscolo, sapeste come si restringe l'odio confrontato con un buco nero, come diventano attimi i millenni rispetto al tempo eterno del cosmo, e come noi diventiamo formiche per le meteore? E se le meteore ci schiacciano? Facciamo i funerali di stato. Ma le pulci fanno altrettanto se noi spappoliamo loro con un dito? Ci sono solo dimensioni agli occhi della morte e nessun diritto di darla se non viene da sola, come possiamo arrogarci questa pretesa sugli altri esseri? Ci sono giorni in cui la disillusione mi mostra il trasparente incolore che circonda ogni cosa senza amore, subentra il nichilismo e mi spengo fra le pieghe del cuscino, poi penso. Un buon disilluso deve conoscere bene l'illusione per averla sconfitta e dirsi tale e dunque se conosco la natura della malattia da cui sono voluto guarire, non posso trarne vantaggio scegliendomi l'illusione migliore e crederci forte finché non diventa sogno e mi cola sangue dal naso per lo sforzo? I vetrini dei miei occhi vanno colorati di rosa, ed ecco che l'Amore, Dio, la Verità, La Vita, gli alberi che sembrano messi lì per impigliare gli sbuffi bianchi del cielo esistono e tornano. Il niente è pieno di se stesso, e puoi colmare le voragini solo attingendo alla stessa fonte che l'ha generato. Se è aria con aria Emily. Ma se è Amore con Amore, e questo lo sa Venditti. Mi viene da tremare. Ché gli altri siamo noi lo dice pure Tozzi, i letterati tutti e le nostre anteprime dei pazzi per strada. Dovremmo solo imparare a guardare e sentire meglio, ma ci perdiamo nella fraintendibilità del significato delle parola che si carica e colora come vuole, ed anche perché abbiamo troppe frasi per dire le stesse cose, questo lo sapeva bene quello del Caos, il relativista che non voglio chiamare, non gli piacevano le definizioni, e l'io lo disgregava come un puzzle, ma piaceva pure il paradosso a Luigi. Anche a me
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