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- Scritto da Chiara Nirta
- Categoria principale: Rubriche
- Categoria: Stille di cultura
- Pubblicato: 02 Ottobre 2014
- Visite: 5182
Capita a tutti nel corso della vita di sentirsi vuoti, spenti, senza voglia di fare, feriti e tristi insomma. Molti stati d'animo che spesso si accompagnano ad una unica causa, la delusione. Mi ricordo mia nonna, o forse Facebook, -nella squallida era di oggi- non ricordo più, ma credo di aver sentito/letto da uno dei due che "le lacrime più cocenti le verserai a causa delle persone che più ami". Pur non ricordando vergognosamente la fonte ho in compenso l'assoluta certezza riguardo la veridicità della frase. Le "mazzate" più brutte spesso le "prendiamo" da chi non ce lo saremmo aspettati. Quanta sofferenza e rabbia, ira e male che solcano il nostro cuore, lo frantumano riducendolo brandelli, e poi solo la sensazione di vuoto dopo l'orgia estetizzante e passionale -per dirla alla D'Annunzio-, del dolore che sparisce e lascia dietro di sé macerie su macerie. Le delusioni sono tremente e ben volentieri purtroppo non sono mai da sole: è per questo che si parla di "PERIODI NERI". Periodi in cui sembra di entrare in un tunnel nero e tremendo. Periodi in cui ci si chiede "perché tutte a me?", "perché sei stato proprio tu a disintegrarmi il cuore?" "perché amica mia?", "cosa ho fatto per meritarlo?". Be', non sentitevi soli, sono fasi che le persone sono costrette a vivere periodicamente. Nel corso dell'esistere è normale rimanere profondamente delusi, quello che però posso dire è che avendo avuto modo di leggere Don Miguel Ruiz, e il suo meraviglioso "Quattro Accordi", mi sono un po' rinfrancata. Perché? vi chiederete. I libri hanno sempre una risposta per tutto, sono la medicina dell'anima, è chiaro. Nella fattispecie il suddetto libro dice testualmente "NON PRENDERE NULLA IN MODO PERSONALE - Niente di ciò che fanno gli altri è causa tua. Ciò che gli altri dicono e fanno è una proiezione della loro realtà, del loro sogno. Se sei immune alle opinioni e alle azioni degli altri, non sarai vittima di emozioni inutili o sofferenza." Questo cosa significa? Gli altri vivono la loro realtà, hanno opinioni, reazioni, sensazioni e decisioni diverse da provare, imboccare, intraprendere e spesso non coincidono con il nostro incrociare la loro vita, così accade che reagiscano e decidano in base alla loro natura a prescindere da noi. Ma noi trovandoci lì in mezzo ne siamo travolti, ci ritroviamo abbandonati se decidono di andarsene, ci ritroviamo sanguinanti se loro hanno fatto qualcosa che non avremmo mai neppure immaginato o semplicemente se hanno agito individualmente senza lasciarci partecipare. Lo so, sembra meschino e opportunista ma è la loro vita, il loro modo di essere, e per quanto la tristezza e la rabbia suppurino dentro noi dobbiamo a mente calma capire che ognuno ha il suo percorso da compiere. Dunque anche gli atti che noi giudichiamo ingiusti fanno parte della vita di quella persona, che noi lo vogliamo o meno. E' per questo che non dobbiamo prendere nulla in modo troppo personale. Un segreto per capirlo meglio è provare a mettersi nei panni dell'altro -ma in modo più imparziale possibile-, e quindi domandarci se noi avremmo fatto lo stesso. Essendo stati feriti e trovandoci dalla parte di chi subisce forse risponderemmo "io non lo avrei mai fatto" e, forse, è realmente così. Ma un giorno, capiterà anche a noi di ferire involontariamente, oppure di proposito e allora in quell'istante intenderemo che abbiamo scelto perché secondo noi era la cosa più giusta, non abbiamo scelto volontariamente per ledere l'atro ma perché lo sentivamo consono. Ecco, perché non si deve prendere nulla in modo personale. Almeno non troppo. Giustamente qualcuno dirà "eh, a parole è facile!". Ma so bene che le sensazioni e la rabbia che scorrono sono ben altro. Ed è lecito provarle, l'importante però dopo l'ondata di emozioni, è cercare di ricostruirsi e riflettere su quanto scritto "non prendere nulla in modo personale", e pian piano o si avrà la forza di perdonare oppure avremo perlomeno la forza di metterci una pietra sopra e andare avanti verso il nostro cammino -visto che anche noi ne abbiamo uno, a prescindere da tutti-. Anche perché rimuginare all'infinito su una vicenda è assolutamente nocivo e non conduce a una soluzione, men che meno a un cambiamento del passato. Le vendette non esistono, le vendette fanno male. L'odio brucia l'anima di chi lo cova in sé e di chi lo riceve. Il perdono oltre che giusto è salutare. Dobbiamo essere forti, perché è dentro la nostra testa e dentro il nostro modo di pensare che le decisioni vengono prese ancora prima che noi stessi possiamo concretarle. Tocca a noi, alle nostre forze, alla nostra intelligenza uscire con classe dal dolore. Quache mese fa stavo particolarmente male. I problemi che meritavano una soluzione -che non arrivava-, all'interno della mia vita sembravano cumularsi di giorno in giorno. Poi quando avevo perso le speranze e come accade nei "periodi neri", mentre odiavo il mondo, ecco che tutto si era sistemato, ogni tassello era tornato al suo posto. Senza neppure che io l'avessi chiesto, visto che non ci speravo più. La vita è così, imprevedibile, nel bene e nel male. La felicità dura poco. La consolazione di tutto questo è che anche i momenti meno rosei hanno una fine. Tu devi credere in te, devi risollevarti, lasciarti relativamente scivolare le cose addosso, "non prendere nulla in modo personale", piuttosto prenditi per la collottola e di' a te stesso "devo reagire e vivere, perché c'è il sole. Perché anche se c'è la pioggia, di notte fa un rumore bellissimo quando quando cade". Anche questi sono motivi sufficienti. Smile! -Di Chiara Nirta-
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