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Il bambino indicò la puttana che ostentava in strada il suo corpo di dolore. 

Come il corpo di un Cristo non riconosciuto e bestemmiato

ma troppo diverso da quello casto e pulito a cui ci hanno abituato. 

Glielo spieghi tu ai benpensanti che il dolore della flegellazione proviene anche dall'innocenza del peccato?

Il bambino indicò la puttana alla madre. 

Nei suoi occhi non c'era cattiveria ma incredulità.

"Sotto la pioggia nuda, quella bimba se ne sta?" 

Così si chiese

"Sua madre non si arrabbierà?"

No, sua madre non si arrabbierà. Perché una mamma non ce l'ha, se ce l'ha, l'avrà ripudiata. 

Che disonore, al circolo delle meretrici si era, dopotutto, affiliata!

Si era arrabbiata invece la sua di madre, che gli stampò una cinquina,

sentì il bimbo sul viso un botto, non più lieve di una carabina.

Lei urlò solo "non guardare!" 

Costringendolo a tapparsi gli occhi davanti a una lezione da imparare,

gli insegnò a esser cieco,

guardando alla verità con malvagità, e neppure dritto dritto, ma di sbieco.

Lei voleva solo proteggerlo, 

solo proteggerlo dal reato della seduzione malata e dai tabù,

reprimendo il pensiero delle sue stesse scappatelle di gioventù.

Allora peccato non era! 

"Eran altri tempi" si giustificava

mentre di una vecchia primavera infuocata sulla sua pelle trascorsa, si dimenticava.

E si dimenava

segretamente, perché anche la sua pelle era trascorsa: paff! Avvizzita!

Ohi, quanto dolor nelle costanti della vita!

- Non ci hanno preparato ad alcune cose, e non saremo mai abbastanza pronti, anche quando ci crediamo bravi e impariamo a signoreggiare le espressioni facciali, per mentire, per inabissare il coltello nella carne dell'altro, che finge di crederci per versare meno sangue. Ci hanno insegnato a camminare? O abbiamo imparato da soli? Ci hanno insegnato ad amare? Oppure ci siamo solo illusi di sapere come si odia di meno, sempre Amore lo chiamiamo. La tolleranza non è un elogio, ma una condizione normale. Eppure in un mondo alterato di finte bestie ammaestrate e civili la "scontatezza" è detta follia o viene ricambiata col plauso. Peppino non guardare! Sii cieco, la mamma ti vuole solo salvare! Peppino indicò ancora una volta, non perse il vizio, come fanno i lupi, nel suo essere solitario di bambino. Indicò ancora uno zingaro lordo e puzzolente, la mano tesa a chieder pane, vicino al negozio di lusso imbandito a festa per Natale. Caro Gesù Bambino che camminavi scalzo, noi ai piedi indossiamo solo la dignità, e forse sta anche più in basso. La madre si urtò ancora :"Cosa guardi!? dobbiamo andare a compare l'albero di Natale, non perder tempo con quella spazzatura, il tempo vola!" Gliedo dici tu a Peppino che quella spazzatura cenciosa e marcia è la casa del Signore? Di quel Signore in ginocchio che ti chiede il pane, per lui Peppino, vedi, non verrà Babbo Natale!, Se ne starà a casa sua in Lapponia. Peppino, impara ad imparare da solo, studia l'opsitalità dei Greci a Macedonia! Loro erano forti ma di cuore, al nemico offrivano rispetto, vitto, e lo riverivano con onore. Peppino non sapeva cos'era il nemico. Lo avrebbe imparato nell'ora di religione, l'avversario Ba'al. Lo avrebbe imparato nella sfida tra uomo e uomo per la stessa donna, come fanno i cervi. Ma alla fine muoiono cornuti, pure loro e tutti quanti. Peppino, quante lotte per il niente? Che poi alla fine tutto è tutto qua, senza armi e senza perdite. Basta saper guardare con le orecchie e sentire con gli occhi. Sei ancora bimbo, puoi cavalcare le stelle e nessuno ti dirà niente. Se lo facessi io a trent'anni mi diagnosticherebbero 

"manie di protagonismo, con venature di bipolarismo!" "Isterica, isterica! rinchiudetela in manicomio!" 

"Ma li hanno chiusi!"

"Abbiamo ancora la società. Lasciatela a lei! La rimetteranno in riga! Zero colore, zitta e muta, dovete essere tutti uguali a tutti gli altri!"

"OOOOH! Finalmente qualcuno che discorre di parità di diritto!"

"Che hai capito? Tutti uguali, nelle fosse dell'uguale a marcire, tutti ugualmente spenti e grigi! Forza, Lavoro! Eh... capita... le, capita... lì e capita qui!" 

"Sii, libero! Ubbidisci! Peppino, non guardare!"

Il bimbo poi crebbe ma non si mise in riga. Preferì mettere in rima... la sua vita da osservatore. Il destino di un anatroccolo brutto, è del cigno il debutto. Peppino scrutò, scrutò con con ardore, non strizzò gli occhi innanzi al dolore. Aveva scelto come mestiere di far lo Scrittore...- di Chiara Nirta