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Almoonot era nato sotto la stessa stella di Adel. Loro avevano avuto dal fato il dono della comprensione. La comprensione è preziosa perché alla base dell'amore e della lunga vita, assieme. La genialità risiede nella semplicità delle cose. Ne sono esempi lampanti scrittori, poeti, musicisti, che attraverso rivelazioni estemporanee, con tutto il materiale possibile al mondo: i loro occhi che grondano di immagini infinite, nate dall'osservazione quotidiana di ogni impercettibilità creano attraverso semplicità complicate opere eccelse. Almoonot quando veniva colto dall'ispirazione sgranava gli occhi per lasciare che l'armonia si acclimatasse dentro di lui, che gli passasse dalla carne alla psiche, finché veniva tradotta in musica. Poi quando quella si era delineata lui si toccava il centro della fronte per comporre e mettere in ordine ciò che da sempre era stato dentro di lui. Tutto è da sempre dentro noi stessi, solo che molti lo ignorano. La vita fa il suo riflesso specchio e ci accorgiamo di ciò che già c'era pensando di esserci arrivati solamente in quell'istante. Invece da sempre era stato tutto lì dentro. Almoonot questo lo sapeva. Il sacro fuoco che regola la vita degli artisti, nel senso più umile e esclusivo del termine lo accendeva, gli occhi assorbivano più luce, l'udito si amplificava seguendo contemporaneamente il battito dell'orologio e il calpestio lontano di qualcuno, poi era melodia. Il sangue infine pompava brividi contagiosi, da lui ad Adel. Lei che lo sentiva. Lei che lo percepiva quando i sussulti carnali dell'adrenalina lo indirizzavano verso altre dimensioni. Adel che dopo tanti libri e tanti spazi bianchi riempiti con prose e poesie di nicchia, aveva imparato ad usarsi la cortesia dell'illusione, perché alla verità ci credeva poco. Ma con lui non ne aveva bisogno, con lui coincideva. E dalla sovrapposizione di loro stessi nasceva un equilibrio incrollabile nel corso della mutevolissima vita.

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