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- Scritto da Chiara Nirta
- Categoria principale: Rubriche
- Categoria: Stille di cultura
- Pubblicato: 30 Novembre -0001
- Visite: 2695
Quella sera Giorgia era molto triste, il cielo sovrastante il suo capo s'era rabbuiato e tirava un fottuto freddo cane, le raffiche di vento le scompigliavano i capelli e conducevano il suo umore ancora più a picco. Adesso il malumore le rasentava le suole. Rabbrividì nella felpa e risolse che fosse il caso di avviarsi verso casa. Così fu. Cinque scalini la dividevano da casa e dal divano, in un batter d'occhio fu dentro e sprofondò nel comodo tessuto. Fu così che immediatamente, senza intuire per quale strana concatenazione, le baluginò in mente che si sentiva vuota, annichilita, senza sensazioni che le ricordassero il brio della vita. Decise che era giunto il momento di darci un taglio, voleva gettarsi in qualcosa che le averbbe fatto saltare le cervella dall'ebrezza, che le avrebbe procurato una sensazione irruenta riportandola dalla vita vegetativa alla vivacità. Accese il pc meccanicamente: seguì la sua natura, non si oppose all'istinto: è fottutamente sbagliato contravvenire alla propria naturalezza, alla propria primordialità; ogni sensazione soffocata sedimenta sul cuore e lo inaridisce stratificandosi come lava. E lei era completamente satura di inaridimenti. Entrò in una di quelle chat trasgressive ed eccentriche per incontri. Non se ne vegognò, cercava qualcuno con cui condividere la propria solitudine, qualche refrattario ferito dalla vita, da coccolare e sanare, o semplicemente qualcuno che alla propria natura obbediva senza tante congetture. Qualcuno coi freni inibitori allentati insomma. Dopo qualche istante uno pseudonimo desueto destò la sua attenzione: "Chinaski". "Come è possibile che in una chat del genere ci fosse qualcuno con quel nickname? Si aspettava di trovare "castigatore", "tigrotto rampante" "il cannolo di Arturo è sempre duro", cose così in fin dei conti, invece il suo dirimpettaio era "Chinaski", omonimo dell'alter ego Bukowskiano, che Giorgia Rossi conosceva come le sue tasche: era appassionata ed attratta da quella figura singolare, diretta ed a tratti triviale che era Henry Chinaski. Mentre le elucubrazioni le trafiggevano le meningi, le dita auomaticamente digitarono un "Ciao" diretto a quest'ultimo. "Ti stavo aspettando..." fu la risposta che estemporaneamente ricevette. Non so come sia possibile riconoscersi ed annusarsi da un apparecchio tecnologico senza mai essersi visti precedentemente, senza mai aver parlato e neppure essersi confrontati. Ma ad "Henry" e a Giorgia questo appariva marginale. Un punto in comune l'avevano: Carles Bukowski, secondariamente erano entrambi dei solitari bramanti sesso in quell'attimo. Si trovavano sulla stessa frequenza di vita, dovevano colmare gli stessi buchi neri bulimici pretendenti sensazioni arroventate, che non gli davano posa. Era questo ciò che contava, e questo che coronava la motivazione. "Spogliati... adesso, ed accendi la cam!" , aveva scritto senza mezzi termini lui. Lei ottemperò senza proferire domande, ubbidì. Accese la webcam e si levò la felpa gialla, i jeans strappati e le scarpe consunte che calpestavano il suolo dei suoi vent'anni. Si palesò in intimo. Mentre dall'altra parte un viso stupendamente particolare e dolce ma al contempo frammisto e distorto dal desiderio, scrutava e frugava con avidità ogni millimetro del suo corpo. "Adesso tocca a te Henry..." digitò lei di rimando, comprensiva di un sorriso di sfida ed innocente assieme. Lui assolse in un batter d'occhio, mentre il costume consunto che oramai utilizzava a mo' di boxer scendava giù, lasciando spazio alla nudità atavica che solo un certo tipo di uomo ha congenita in sé. "Leva tutto Giorgia, quel reggiseno voglio vederlo schizzare via, gli slip: scartoffie, cazzo! Non lo capisci piccola? Non comprendi che siamo già nudi? Prova a pensare al corpo come un compartimento stagno, un seno non è strutturato esattamente come un braccio? Non è forse sostanza medesima? E' carne, la stessa che assembla ed articola una mano. Se ragioni così, staccandoti dal plagio e dalle definizioni umane che ci impediscono di riflettere inopinatamente e di vedere le cose per ciò che sono, prive di alterazioni convenzionali, il pudore potrai appenderlo al chiodo. Libera la tua natura, ed io ti amerò, perché ora siamo solo essenza, iniezione diretta..." Giorgia leggeva, e strabuzzava gli occhi. L'eccitazione era partita muta, ed adesso le umettava le ascelle, le inumidiva le gambe e le imperlava la fronte, ubbidì senza esitazione, ansava soltanto smasmodica: si era riconciliata con la vita. Adesso l'etichetta, il pudore, la convenzione, le definizioni bigotte che intrappolano l'anima e l'obiettività si erano scrollate di dosso insieme alla felpa ed alle mutante. Era lei, era Giulia. Giulia eeeebbasta. Iniziarono una danza che aveva dell'irreale e dell'irriflesso, lui si toccava dappertutto figurandosi le mani di lei, indagatrici. Lui si tastava con le sue mani che erano anche le mani di lei, capite? E non era forse Amore, e perdizione profana? Lui la amava perché gli stava colmando il bilico e per ringraziarla si rendeva manifesto e disponibile, gioendo del corpo esile di lei contratto, dall'altra parte. Goderono come folli, si bramarono e metafisicamente si ebbero, le menti furono un groviglio di mani e di seni che sbattono all'impazzata, furono un tutt'uno. Mai la loro mente fu una cosa sola col corpo come in quell'istante libidinoso intriso di irrefrenabile spontaneità, e soprattutto mai due corpi furono una cosa sola come in quell'attimo: Una mosaico eterogeneo di psiche, di contorsioni alterate, di simbiosi, di fronti che si corrugavano simultaneamente, di culmine che giungeva parallelemente per entrambi. "Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh... tienimi, tienimi le mani, non voglio sperdermi nella breve morte dell'orgasmo, mi stacca temporaneamente dalla vita, vivi con me il limbo repentino dell'Oltre". Scrisse Giorgia, dopo essersi svuotata di un pozzo nero di dolore ed essersi riempita di vita pulsante, che le irrorava le membra spasmodicamente. Si sentiva traboccare di lercio e divino insieme. Lui staccò con un colpo netto, disconnettendosi fulmineamente. Lei sorrise, conscia che anche lui si era svotato delle insicurezze che s'incaponiva ad ostentare come forza. Dieci minuti dopo il cellulare di Giorgia trillò. Un sms da parte di un certo Hanry diceva, a caratteri cubitali "Amore, è stato bellissimo farlo come due perfetti sconosciuti, perché ancora una volta io ti ho riconosciuto in un'altra tua forma, sempre nuova e sempre a te appartenente, una metamorfosi nascente che ti delinea ancora una volta. Rinnoviamoci insieme, sempre. Secondo natura io ti amo".
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