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Finita la storia,come accade nei migliori film horror,si sentì un lupo ululare lontano,i tre furono turbati da ciò,e cercarono di nascondere la paura,dietro una isterica risata. Ripresero il cammino da un piccolo viottolo che partiva da dietro il casello,era in discesa,e non si vedeva neanche dove mettere i piedi,che a causa del dislivello andavano da soli verso giù.

Il viottolo era tracciato sul costone  ripido e bisognava camminare con piccoli passi laterali,altrimenti si finiva con le natiche a terra! Ad un certo punto la traccia s’interrompeva a causa di un albero che era stato buttato via dal vento. I tre riuscirono a passare tra le braccia secche di quell’albero,e continuarono per il viottolo fin quando non s’interruppe di nuovo, stavolta non c’era alcun ostacolo,ma  una voragine di un metro e mezzo,che finiva nel letto di una fiumara. Come fare adesso? A saltare,si poteva rischiare di farsi male,allora visto che la parete di discesa faceva un po’ a scivolo,si misero uno alla volta a scivolare, si alzò un polverone,e iniziarono a starnutire in coro. La trovata si dimostrò efficace, i tre compagni erano arrivati sul letto di una fiumara, camminavano su quel letto arido,tra le mille pietre bianche,alcune piccolissime altre grandi,qualcuna appuntita,qualche altra levigata,ora in quel deserto bianco come ci si orientava??? Uno spiegò che bisognava trovare un piccolissimo corso d’acqua che è l’unico a correre quel letto in estate,perché nasce dalle “funtanegli”, tre fontane che sono vicino alla fiumara e che buttano la loro acqua nel alveo. Ripercorrendolo gli farà strada,e infatti,cercando dall’altro lato della fiumara,trovarono una piccola vena d’acqua,iniziarono a camminare,non senza difficoltà perché quelle pietre si giravano sotto i loro piedi facendogli perdere l’equilibrio,sembrava fossero vive,perché appena toccati quei sassi iniziavano a traballare. Il vento iniziò di nuovo a schiaffeggiarli, e portava dalle alte montagne un insieme di suoni che sembravano accordati da grandi maestri della musica. Una grossa pozza d’acqua segnava l’inizio del ruscelletto,alzarono gli occhi e verso sinistra sentirono uno scroscio d’acqua,erano i “funtanegli”,una breve sosta e ripartirono,ora c’era il pezzo più difficile,se fin’ora avevano disceso una montagna, adesso dovevano risalirne un'altra. Potevano prenderla come una morale della vita,in cui dopo tempi di discesa,arrivano stancanti momenti di salita. Dopo tornanti polverosi,arrivarono sulla strada asfaltata,era il primo traguardo , ora erano a metà strada,mancavano circa tre ore per polsi. Camminarono per circa due chilometri,sembrava meno pesante camminare sull’asfalto,dopo due chilometri arrivarono alla fontana  di Santa Maria, si sarebbero fermati un po’,ma non erano soli….